Morì in slitta: pena definitiva al maestro

Confermati i 15 mesi ad Alessio Talamini e al responsabile della sicurezza altoatesino Egartner. Winkler torna in Appello

ROMA. Morì un ragazzo sullo slittino. La Cassazione ha confermato due condanne su tre per l’omicidio colposo del 14enne Romano Campiti, in Val Pusteria, il primo marzo 2012: un anno e tre mesi per il maestro di sci ampezzano Alessio Talamini e per il responsabile della sicurezza della Croda Rossa, Rudolf Egartner. Annullata con rinvio alla Corte d’Appello di Bolzano la condanna all’amministratore delegato della Sextner Dolomiten Spa, società che gestisce gli impianti, Mark Winkler. La pena è definitiva per Talamini ed Egartner, mentre il procedimento non è ancora finito per il terzo imputato. La stessa Corte d’Appello aveva confermato la provvisionale di 240 mila euro alla famiglia del giovane in vacanza in Cadore, già liquidata dalle assicurazioni. Il risarcimento danni complessivo sarà definito in sede civile.

Nell’udienza romana il difensore di Talamini, Giuseppe Triolo, si era battuto per l’assoluzione del proprio assistito, spiegando che il maestro aveva adottato tutte le precauzioni, portando i sei ragazzi in Alto Adige, dove la neve era migliore, rispetto a Cortina; facendoli scendere sul tracciato secondo un ordine per niente casuale, prima i più bravi, e assicurandosi che tutti indossassero il caschetto. Ma fin dal primo grado nei giudici è maturata la convinzione che, invece, non avrebbe adeguatamente valutato il pericolo della discesa sulla slitta, vista anche l’inesperienza dei giovani.

Il giorno della tragedia il ragazzino era stato affidato a lui dalla famiglia. Il gruppo di allievi del corso di sci decise di affrontare la discesa con lo slittino lungo la pista della Croda Rossa, nonostante fosse stato segnalato che il tracciato poteva risultare pericoloso in quanto in alcuni punti ghiacciato. E fu probabilmente proprio a seguito del ghiaccio che Campiti a un certo punto non riuscì più a controllare lo slittino, uscendo di pista in piena velocità, andando a schiantarsi contro un albero e finendo poi nella scarpata. Il ragazzino morì sul colpo. Quando sul posto arrivarono i primi soccorritori, il giovane era già deceduto. Nelle settimane precedenti nello stesso punto della pista da slittino si erano verificati altri due incidenti simili, ma con conseguenze molto meno gravi. Ai responsabili della società proprietaria dell’impianto è stata contestata la mancata adozione di strutture di sicurezza, come le reti di protezione che avrebbero la tragedia.

In primo grado, nell’aprile di due anni fa, il giudice bolzanino Paparella aveva accolto la richiesta di condanna per tutti e tre del pm Mosna. Un anno dopo, il collegio Segna - Monaco ha respinto l’appello proposto dai difensori, accogliendo la tesi del procuratore generale. Infine la Cassazione, che ha confermato due condanne su tre.

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