Moreno Pesce ha conquistato il monte più alto della Slovenia

L’atleta disabile di Auronzo ha impiegato 13 ore e 40 minuti «Adesso il Triglav è anche un po’ mio». Prossimo obiettivo: il Civetta  
Alessandro Ragazzo

il personaggio

A toccare le vette ormai ci ha preso gusto. Dopo aver scalato tra gli altri il monte Bianco, il monte Rosa, il Gran Sasso ed il Gran Paradiso, l’atleta paralimpico Moreno Pesce, originario di Maerne ma auronzano d’adozione, è salito in cima al Triglav, il monte più alto della Slovenia con i suoi 2.864 metri.

Una scelta non casuale, fatta anche per celebrare i quarant’anni dell’omonimo Parco Nazionale all’interno del quale sorge il colosso montuoso. Un percorso non facile, sviluppatosi in due giorni, sabato 24 e domenica 25 luglio, tra nevai e punti attrezzati, dove l’alpinista di Maerne è stato accompagnato dalla guida Lio De Nes e dall’amico fotografo Francesco Pistollato che ha documentato l’arrampicata e i panorami mozzafiato.

Pesce ha 46 anni e si divide tra Auronzo, dove abita da una decina d’anni, la sua “terra” di allenamento, e Noale.

Nonostante nel 1997 abbia perso la gamba sinistra in un incidente in moto, ha moltiplicato le forze, non si è arreso ed è diventato un esempio per tutti. Da lì ha iniziato con l’alpinismo e l’arrampicata, scalando vette sempre più intriganti e impegnative alla pari di un normodotato. Pesce ha sì una protesi in fibra di titanio e carbonio ma soprattutto ha straordinarie applicazione e forza di volontà. Con un grande obiettivo: mostrare al mondo che tutti possono osare e a quanti come lui hanno subito una menomazione, che la vita non è finita e che, anzi, proprio la disabilità può rappresentare la molla per vivere esperienze a cui prima neppure si sarebbe pensato.

Sabato 24, dopo nove ore di salita, il 46enne ha raggiunto il rifugio Triglavski Dom a quota 2.515 e l’indomani è arrivato fino alla cima, per poi scendere e tornare alla base. «È stata dura, una prova molto fisica», dice Pesce, «Una faticaccia infinita, soprattutto il dislivello in discesa. Sono state 13 ore e 40 minuti di pazienza e di tensione. Ma alla fine la soddisfazione è stata grande. Ora il Triglav è anche un po’ mio e di tutti quei bambini che ho visto legati ai genitori che sono saliti vicino a me». Il tetto della Slovenia è stato anche un allenamento in vista del prossimo “tremila” da raggiungere e che Pesce ha messo nel mirino: il Civetta. —

Alessandro Ragazzo

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