Monte Dolada, archeologi al lavoro a Casere

Ponte nelle Alpi, raccolti frammenti da analizzare con il radiocarbonio per studiare la frequentazione dell’area

La partenza del Sentiero dei fortini a Ponte nelle Alpi
La partenza del Sentiero dei fortini a Ponte nelle Alpi

Conclusa una campagna di ricognizioni archeologiche in località Casere, sul monte Dolada nella frazione di Soccher, parte importante del Sentiero dei Fortini, percorso naturalistico e storico che arricchisce l’offerta turistica e culturale di Ponte nelle Alpi. Le ricerche sono state condotte da un gruppo di studenti di archeologia del Dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, sotto la direzione del professor Massimo Vidale.

 

Il progetto cresce grazie a una felice sinergia tra la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Padova, Treviso e Belluno, le amministrazioni comunali (passata e presente), e il gruppo di appassionati cultori di storia, archeologia e storia naturale di Ponte nelle Alpi che, organizzati nell’associazione di promozione sociale Ecomuseo dalle Dolomiti al Piave, continuano a proteggere e a promuovere le grandi potenzialità del territorio.

 

Al sito di Casere si accede con un percorso di una ventina di minuti, relativamente agevole, che attraversa un fitto, ombroso bosco di carpini di recente formazione. Nel mese di settembre, il sentiero si trasforma in una incantevole Via dei ciclamini, che tuttavia non nasconde i segni onnipresenti del duro lavoro che le generazioni passate della comunità locale mettevano in atto sui fianchi del monte Dolada.

 

Dai ruderi del castello medievale di San Giorgio si diparte la massicciata a scalini e muratura di pietra calcarea, che porta ai terrazzi agricoli costellati di accumuli a piramide tronca di blocchi della stessa pietra locale, e al profondo inghiottitoio artificiale nel quale scivolavano e cadevano a valle i tronchi destinati alle zattere che percorrevano il fiume. L’esposizione favorevole dei terrazzi agricoli aggiungeva al commercio del legname e all’ingrato lavoro della cavatura dalla pietra da macine e vasi i prodotti di campi, orti e vigneti. Tutto, ancor oggi, continua a parlare della tenacia e della competenza delle popolazioni del luogo nel convivere con i ripidi pendii del monte Dolada, le sue risorse e le coltri rocciose delle sue antiche frane.

 

La località Casere è un impressionante ambiente megalitico racchiuso da un imponente muro di blocchi calcarei sovrapposti a secco intorno a un enorme masso franato dalla falesia che si erge in alto, poco più oltre. Mentre è chiaro che non si tratta di una sistemazione agricola, non è facile capire quando e da chi il monumento, che mantiene buona parte del suo mistero, sia stato costruito.

 

Le recenti indagini effettuate dal gruppo di Padova, assistito dall’ospitalità locale, sono consistite in una pulizia generale delle superfici circostanti già esposte, una decina di anni fa, da un precedente intervento archeologico; una mappatura accurata delle murature che definivano il locale lotto di proprietà; il posizionamento nella stessa mappa e la raccolta di manufatti lì rinvenuti in superficie in passato e oggi custoditi nelle sedi del museo di Belluno e della Soprintendenza.

 

Sono stati anche cercati minuscoli frammenti di carbone dai quali ricavare, col metodo del radiocarbonio, indicazioni scientifiche sull’antichità della costruzione. I manufatti sono ancora in corso di studio, ma già testimoniano una ininterrotta frequentazione del fianco montano dalla preistoria all’età del Bronzo, quindi all’età romana e a quelle del Medioevo: saranno la base di una nuova, affascinante narrativa che presto accompagnerà i visitatori del Sentiero dei fortini.

 

Alla fine delle indagini, il lavoro dell’intero gruppo di operatori è stato riconosciuto da una breve cerimonia di consegna di attestati di partecipazione, alla presenza degli assessori Mariangela Sommacal e Fabrizio Fontana e di e Ivano Alfaré Lovo, presidente dell’Aps Ecomuseo dalle Dolomiti al Piave, accompagnati dal ricercatore archeologo del territorio bellunese Aldo Villabruna.

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