Mirta Zanolla, una vita al bancone con la doppia visita del presidente Pertini

Mirta Zanolla, barista storica del centro, festeggia i 60 anni. «La città è molto cambiata, non è viva come un tempo»
Mirta Zanolla con il figlio Matteo e alcuni dipendenti
Mirta Zanolla con il figlio Matteo e alcuni dipendenti

BELLUNO. Il cliente più importante? Sandro Pertini. Quello più strano? Un signore che si è fatto cambiare lo spritz perché aveva scambiato un seme della fetta di arancio con un dente. Dietro al bancone di un bar si vede passare un bel pezzo di mondo. Ne ha visto parecchio Mirta Zanolla, che oggi festeggia 60 anni di vita e quasi quaranta da esercente del centro storico. «Belluno è completamente diversa da qualche anno fa. Un tempo c’erano i militari, le persone uscivano di più perché non c’era facebook, non c’era internet. È cambiato il modo di vivere delle persone e anche il centro non è più vivo come un tempo».

Mirta Zanolla con il figlio Matteo e alcuni dipendenti
Mirta Zanolla con il figlio Matteo e alcuni dipendenti

Una fotografia scattata da chi da quarant’anni lavora nel cuore della città. Dopo aver iniziato a lavorare in una pasticceria a Bibione, nel 1980 Mirta Zanolla è tornata a Belluno, alla pasticceria Giaffredo, che ha gestito dal 1980 al 1983. Nel frattempo aveva preso in gestione il Deon, dov’è rimasta per tredici anni (1982-1995). Dal ’95 al 2000 ha gestito il bar Luna e per vent’anni ha avuto anche un tabacchino, nel cuore di piazza Campedel. Dal 2010 è dietro al banco del Manin.

Com’è cambiato il centro storico in questi 40 anni?

«La città è completamente diversa. È cambiato il modo di vivere, le persone escono meno perché adesso ci si tiene in contatto con internet. E poi non ci sono più i militari, che dalle sei del pomeriggio affollavano il centro».

È cambiato anche il modo di lavorare?

«Sono cambiati i clienti. La gente è sempre più esigente, non ha tempo di aspettare. Siamo tutti sempre di corsa. E la piazza è viva solo nei week end».

È un processo irreversibile secondo lei?

«Direi di sì. Ma ci salviamo con i turisti. Ce ne sono di più rispetto agli anni scorsi. Sono aumentate le persone che frequentano la montagna e l’Alta Via, e i cicloturisti».

E voi baristi siete chiamati a fare anche un po’ da punto informativo.

«Spesso, specie durante la settimana quando l’ufficio informazioni turistiche è chiuso. Personalmente, li indirizzo a vedere i monumenti, i palazzi del centro storico, e sul Nevegal».

Cosa bisognerebbe fare secondo lei per animare la città, per riportare anche i bellunesi a viverla?

«Fare iniziative. Il bellunese va stimolato, gli si deve dare qualcosa da fare o da vedere. Infatti in questi ultimi tempi, con tutte le iniziative che vengono organizzate specie nel fine settimana, c’è una certa vivacità».

Parliamo un po’ dei clienti.

«Quello più importante che ho servito è stato Sandro Pertini. È venuto al Deon due volte, la prima di sorpresa, la seconda annunciato. Era una persona molto semplice, umile, cordiale».

Al Manin invece ci ricordiamo la visita di Umberto Bossi.

«Era il 6 gennaio 2011. Ma di politici qui ne sono passati tanti... e anche tanti attori, quelli che venivano a teatro. Catherine Spaak per esempio. E cantanti, come i Negrita, Luca Carboni. Al Deon veniva ogni sera il pittore Cavinato. Aveva il suo tavolo e si metteva lì a dipingere, tutte le sere».

Il cliente più strano che ha avuto?

«Una volta alcuni ragazzi hanno cercato di entrare con la Cinquecento al Deon. E ultimamente un signore pensava ci fosse un dente nel suo spritz. Era il seme di una fetta di arancia, ma si è fatto cambiare l’aperitivo».

Non le è mai mancato non avere mai un fine settimana libero?

«Sono stata dieci anni senza aver un bar e mi mancava».

Per quanti anni farà ancora la barista?

«Diciamo per altri sessant’anni?». Lunga vita.

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