Minacciò con un carro funebre una famiglia
Alleghe. Depongono i coniugi presi di mira da Giuseppe Rudatis: «Rischiai di finire nel lago in auto»

ALLEGHE. Minacce con il carro funebre. Anche un mazzo di fiori in tinta, davanti un’agenzia immobiliare di Alleghe. Nel processo per minacce aggravate a Giuseppe Rudatis hanno testimoniato le due vittime. Marito e moglie hanno portato in tribunale il compaesano, che si definisce il “Barone delle Dolomiti” nella vita quotidiana e sul profilo Facebook. Quello autentico, non uno taroccato, che l’ha fatto arrabbiare. Ieri mattina l’imputato ha fatto produrre dall’avvocato Dolif un certificato, nel quale è spiegato il motivo per cui non era presente in aula.
I fatti sono tra il 20 e il 21 dicembre 2014 e la donna è andata anche oltre quello che c’è scritto nel capo d’imputazione, raccontando di quelle due volte che - prima ai Piani di Pezzè e poi in un negozio - sarebbe stata minacciata di violenza sessuale, magari solo per scherzo e avrebbe risposto «provaci, se sei capace». In un’altra occasione, nel corso della notte, l’imputato avrebbe spostato un’accetta dalla legnaia alla porta d’ingresso di casa. Anche più pericolosa quella volta in cui la donna stava scendendo verso il lago e ha dovuto fermare l’auto, perché non la sentiva abbastanza stabile: i bulloni di una ruota erano stati allentati.
Non ha visto Rudatis fare tutto questo, ma le è capitato di leggere sul suo profilo «devo anche cominciare a svitare i bulloni delle ruote così dall’alto arrivano prima nel lago assieme ai suoi computer». Ha fatto uno più uno e ha presentato una denuncia contro ignoti. Che la famiglia non condividesse il comportamento di Rudatis in paese, l’ha confermato anche il marito, che non è sul social network, eppure ha dovuto leggere nel diario dell’imputato un messaggio a sfondo erotico, che riguardava la sua vita di coppia e non gli faceva certo un complimento.
Il teste ha respinto tutto, tanto più che ha due figli e la sua preoccupazione era che, all’epoca dei fatti, i ragazzi fossero ancora minorenni e non era il caso che leggessero certe cose. Grande attenzione sull’episodio del carro funebre recuperato in cimitero e parcheggiato davanti all’agenzia. Ci sarebbe un’immagine in proposito ricavata dalla telecamera di una banca, ma è in bianco e nero e, secondo il difensore, non sarebbe significativa. Il pubblico ministero Gulli ha chiesto e ottenuto dal giudice Riposati di sentire ancora un carabiniere: rinvio al 10 gennaio.
Gigi Sosso
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Leggi anche
Video