Metalba, le banche dicono no al prestito

LONGARONE. Precipita la situazione alla Metalba di Longarone. I timori dei sindacati e dei lavoratori purtroppo si sono avverati: martedì, dopo che le banche hanno deciso di chiudere definitivamente i rubinetti del credito, il consiglio di amministrazione della società ha gettato la spugna e si è dimesso. Questo significa che, ad oggi, non c’è più la possibilità per i dipendenti di avere lo stipendio di maggio, ma soprattutto che lo stabilimento è ad un passo dalla chiusura.
Uscito di scena il consiglio di amministrazione, automaticamente è rientrato a tutti gli effetti a capo della Metalba l’ex amministratore, cioè il proprietario, colui che si era fatto da parte per volere delle banche, con la speranza che queste potessero sbloccare i prestiti.
Cosa succederà di preciso nei prossimi mesi? Con ogni probabilità, la risposta la si potrà avere giovedì prossimo, al termine dell’incontro fissato dal ministero dello Sviluppo economico. Intanto resta altissima la preoccupazione dei 38 dipendenti longaronesi e dei 150 bassanesi, che sono pronti a mettere in atto azioni eclatanti per rivendicare il loro posto di lavoro e le loro spettanze. A dire la verità i lavoratori volevano già fare sciopero in questi giorni, ma poi il sindacato è riuscito a fare ritirare la decisione, in attesa del vertice romano.
«La situazione purtroppo è precipitata», commenta Benedetto Calderone della Fiom Cgil al termine dell’assemblea di ieri a Bassano. «Non si sa nulla di quanto potrà accadere, la speranza è di avere qualche chiarimento dal ministero, dove siamo stati convocati per il 26 giugno, dopo che avevamo sollecitato questo vertice».
«Per senso di responsabilità andremo all'incontro a Roma», precisa Calderone, «gli scioperi sono sospesi, ma ci siamo dati come data limite proprio il 26 giugno, quando capiremo cosa succederà di noi». Due le ipotesi che avanza il sindacalista: «O l’azienda farà chiarezza su cosa vuole fare e dirà chiaramente come intenda uscire da questa situazione o chiederemo che l'azienda venga commissariata, perché così non ci sono i presupposti per andare avanti. Col commissariamento, come è accaduto per l’Acc, inizierà una fase per trovare un possibile acquirente della società. Se la risposta che otterremo al ministero non sarà soddisfacente, siamo pronti a fare azioni eclatanti».
Intanto, da lunedì sia lo stabilimento di Longarone che quello di Bassano del Grappa passeranno alla cassa integrazione straordinaria a zero ore, con il blocco totale della produzione.
«Auspichiamo tutti che dall’incontro al ministero venga fuori qualche soluzione», conclude Benedetto Calderone. «La ditta è sana, ha volumi e ordini per un paio di anni e rischia la chiusura per la mancanza di soldi».
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