Il caso messa in Ladino, celebrazioni possibili: «Ma serve la traduzione della Cei»

Don Andrea Constantini, parroco di Fodom, utilizza la lingua madre nelle omelie ma non nella consacrazione

Francesco Dal Mas
Una manifestazione in Ladino
Una manifestazione in Ladino

«Non c’è nessun divieto di pregare e cantare in lingua fodom». È la risposta di don Andrea Constantini, parroco di Livinallongo del Col di Lana al direttore dell’Intendenza per la cultura ladina della Provincia di Bolzano, André Comploi, che in un incontro all’Istitut Ladin Cesa de Jan ha di fatto denunciato che i vescovi di Trento e Belluno proibiscono le liturgie in ladino.

Don Andrea, originario di Cortina, conosce sia l’ampezzano che il fodom. Precisa che tra le due lingue c’è della differenza, come – specifica – esiste anche con il ladino delle valli Badia e Gardena.

Ed ecco una delle ragioni per cui non è possibile l’uso del loro messale ladino: «Non esiste tradotto nelle lingue di Livinallongo e Colle e in quella di Cortina.

E se esistesse una traduzione, dovrebbe essere comunque autorizzata dalla Cei e dal Vaticano». Il messale in lingua friulana, per dire, attende da più di 30 anni il varo da Roma.

Don Andrea, in ogni caso, non manca, nelle celebrazioni più importanti, anzi più “tradizionali”, come lo è ad esempio il Corpus Domini, di procedere con le letture della messa in fodom, così pure con la preghiera dei fedeli.

L’idioma locale lo utilizza pure nell’omelia. Non invece nel canone, quindi nella consacrazione, proprio perché manca il messale specifico. Spesso, invece, i canti della corale sono in ladino.

Paolo Frena, sindaco di Colle Santa Lucia e già componente del consiglio pastorale, ha più volte manifestato in diocesi il desiderio che don Andrea, conoscendo il ladino, possa celebrare in lingua anche a Colle.

La richiesta è all’esame delle autorità che devono comunque tener conto della componente italiana di Colle Santa Lucia che non gradirebbe la “deriva identitaria”, come qualcuno la chiama, degli amici fodom.

A Cortina Elsa Zardini, l’anima della comunità ladina, fa parte anche del consiglio pastorale. Ha sempre confessato che uno dei “sogni” suoi e della comunità sarebbe quello di ascoltare parti delle liturgie in ladino. Ma da parte della parrocchia si fa notare che la maggioranza dei presenti parla italiano, senza contare gli stranieri.

«Le difficoltà nell’uso delle nostre lingue non dipendono tanto dalla volontà dei vescovi o degli uffici liturgici diocesani», afferma don Constantini, «ma da situazioni oggettive. Si pensi che anche nelle vicini valli ladine, non sempre la messa è in lingua ladina, non fosse altro perché cominciano a mancare i preti che la conoscono».

Don Andrea resta comunque un assertore della preghiera in lingua madre. Don Davide Fiocco, responsabile dell’Ufficio cultura della Diocesi, afferma che «la questione è delicata» perché «indubbiamente la diversità è ricchezza», ma, afferma, «va coltivata nella convivialità delle differenze», evitando la contrapposizione.

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