Mense ospedaliere nel Bellunese, il bando regionale non convince: «Costi troppo bassi»

Il segretario della Fp Cisl, Fabio Zuglian si dice perplesso: «L’Ulss verifichi se la base d’asta garantisce la qualità»
Una delle entrate dell’ospedale San Martino di Belluno
Una delle entrate dell’ospedale San Martino di Belluno

BELLUNO. Preoccupa il bando di gara per l’affidamento del servizio di ristorazione dell’Ulss 1 Dolomiti. E in particolare il valore dell’appalto messo a base d’asta. Ad esprimere perplessità e timori per una possibile ricaduta sulla qualità delle pietanze ospedaliere, è il segretario della Fp Cisl, Fabio Zuglian che da anni segue questa partita.

Si tratta del terzo appalto pubblicato per questo servizio che, dopo varie vicissitudini, pare arrivato al capolinea. Nei giorni scorsi, infatti, è stata aperta l’unica busta arrivata con l’offerta. Ad aver presentato la domanda è stata la ditta E. P. spa, azienda di ristorazione collettiva nata a Napoli negli anni ’70. la storia Di mense ospedaliere si parla ormai dal 2016 quando fu stata indetta una gara, divisa per stralci in base alle aziende sanitarie da servire, tramite Azienda zero.

Il bando all’epoca era stato vinto dalla Serenissima spa, la ditta vicentina che si occupa già della mensa dell’ospedale feltrino. Ma poi, il Consiglio di Stato aveva bocciato una parte dell’appalto: su sei stralci, tre erano stati rigettati. Tra questi c’era anche quello dell’Ulss 1. I sindacati all’epoca si erano mossi per far sì che il servizio non venisse esternalizzato, ma rimanesse in capo all’azienda sanitaria. Erano state raccolte anche delle firme, ma senza successo.

Nel frattempo, infatti, Azienda zero ha bandito per la seconda volta l’appalto per l’Ulss 1 che però è andato deserto. E qualche mese fa lo ha pubblicato per la terza volta e alla fine ha partecipato soltanto una ditta, E.P. spa. L’appalto ha un valore di 21.774.349 euro a base d’asta e una validità quadriennale. Il valore è stato stimato da Azienda zero sulla base del costo del singolo pasto che ammonta a 5,80 euro per i pranzi, 5,40 € per le cene, 5,46 per i pasti dei dipendenti, e a 0,79 euro per le colazioni. Ad oggi le pietanze sono preparate da una quindicina di cuochi nell’ospedale di Agordo e da oltre una ventina a Belluno.

Ogni anno vengono sfornati 500 mila pasti. A Belluno ci sono anche una ventina di dipendenti della società Markas srl, che si occupano della divisione delle porzioni di cibo da distribuire a pazienti e personale sanitario e del lavaggio di stoviglie e pentole, mentre ad Agordo sono una decina i lavoratori di una cooperativa che sbrigano lo stesso compito. la situazione attuale «Il fatto che il bando sia stato aperto più volte significa che non era poi così appetibile», precisa Zuglian, «anche dal punto di vista economico considerando che il nostro territorio è molto peculiare e difficile. E questo inevitabilmente va ad incidere sul costo del pasto».

Sul valore contenuto della base d’asta avevano espresso delle perplessità gli stessi operatori economici che avevano chiesto ad Azienda zero se non fosse il caso di aumentare il valore dell’asta per “garantire la qualità dei servizi richiesti e una adeguata remunerazione alle aziende partecipanti”, come si legge sui documenti della procedura di gara. Ma su questo punto l’azienda sanitaria regionale si era espressa, confermando le basi d’asta. Ed è proprio facendo proprie le perplessità delle aziende partecipanti che il segretario della Fp Cisl chiede che si verifichi se questi valori economici dell’appalto veramente possono garantire la qualità dei pasti.

«Sappiamo che il pasto e la sua qualità sono uno degli elementi di forza per l a guarigione di un paziente. Non vorremo che per contenere i costi, ne vada di mezzo la salute delle persone. Mi auguro», conclude Zuglian, «che la nuova direzione dell’Ulss si faccia carico di segnalare alla Regione questo problema affinché non ci troviamo a giochi conclusi con una scarsa qualità

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