A Belluno piazza delle Erbe celebra i 90 anni dell’imprenditore Menazza
Grande festa per il compleanno di Danilo Menazza, che 61 anni fa aprì il Pastificio di famiglia: «Da Roncade a Belluno perché qui mancava chi facesse i tortellini»

Auguri, Danilo. E grazie. 90 anni tondi d’età, e 60 (+1) d’attività del Pastificio Menazza. Una festa molto sentita a Belluno, con figli, nipoti, collaboratori, colleghi commercianti di piazza delle Erbe, amici di sempre, alla Pasticceria Bellunese. Per celebrare Danilo Menazza che, con la moglie Lauretta Giomo, ha creato nell’agosto 1964 un negozio simbolo di genuinità, freschezza e tradizione.
Un esercizio che da sempre dialoga con i suoi consumatori, con la nuova unità produttiva in periferia garantisce il giusto livello di sicurezza e innovazione in un moderno stabile strutturato per soddisfare le più recenti e severe normative sanitarie.
Da dove è iniziata questa passione, lo racconta Danilo. «Mio papà aveva un pastificio a Roncade. Dopo quattro anni da emigrante in Venezuela, tornato in Italia, non volevo più fare il pastaio. Ma ho saputo, da una ricerca di mercato, che in certi posti mancava qualcuno che facesse i tortellini. Così, con la mia allora fidanzata Lauretta, ci siamo trasferiti a Belluno e, ad agosto 1964, abbiamo aperto un pastificio. E, da poco avviata l’attività, ci siamo sposati», ricorda il festeggiato.

«Eravamo già in piazza delle Erbe, in un locale poco distante da quello di oggi. I primi mesi sono stati molto faticosi, ma li abbiamo superati grazie alla nostra tenacia. E negli anni successivi, seppur con molti sacrifici, abbiamo iniziato a raccogliere molte soddisfazioni e stringere amicizie in città. Facevamo pasta fresca e andavamo anche in giro a portare i tortellini. Fondamentale è sempre stato il contributo di Lauretta, sia nel lavoro sia nel costruire una bella famiglia».
Danilo ricorda poi l’entusiasmo per questo lavoro. «La gente veniva perché a Belluno era una cosa nuova», interviene la moglie. «E mai delusa della nostra pasta. Il suo segreto? Una buona materia prima, il rispetto per il prodotto usato, una profonda conoscenza artigianale. E soprattutto dalla qualità dei rapporti umani. A partire dall’amore, dall’amicizia e dal rispetto».
Oltre 60 anni, una vita. Gli episodi significativi da condividere con figli, nipoti, collaboratori, colleghi, clienti, amici non si possono certo ridurre nello spazio di un articolo. Danilo e Lauretta ne raccontano due che portano particolarmente nel cuore. «Ricordo che dalla casa di riposo in ospedale, allora gestita dalle suore, mi davano tanta carne per fare i tortellini per gli ospiti. Li creavo lavorando la pasta come faceva mio nonno, li portavo loro ed erano tutti felici». «Sono sempre stata al fianco di Danilo in negozio», aggiunge Lauretta.

«Ho sempre avuto belle soddisfazioni, perché le persone sono sempre venute volentieri, si chiacchierava del cibo, della famiglia, di tutto».
«Siamo molto felici di festeggiare Danilo Menazza. Per noi commercianti di piazza delle Erbe, un’istituzione», commenta la collega Luciana De Col dell’omonimo panificio, che anche lei ieri ha compiuto gli anni. «Avendo il panificio attaccato al pastificio, siamo in amicizia da sempre, dal 1986 quando ha aperto la nostra attività, di generazione in generazione. Andiamo ancora da loro a prendere la pasta, i tortellini, il pasticcio».
«Ho iniziato 32 anni fa da apprendista, sono diventata mamma e poi nonna. È un ambiente familiare dove ci si può ancora rapportare l’un l’altro; non numeri, ma persone», sottolinea la collaboratrice Monica D’Incà.
E i familiari che eredità sentono di proseguire? «È un’attività che oggi portiamo avanti io e mia sorella Anna, con i nostri collaboratori», spiega il figlio Andrea. «Cercando di affrontare le sfide attuali: la concorrenza, la situazione economica generale, gli investimenti, la diversificazione dell’offerta».
Mentre per la nipote Benedetta «è un orgoglio quando le persone ti riconoscono dal cognome, e lo collegano subito ad un’attività che esiste da tanto tempo. E continua a resistere ed esser parte della storia di Belluno. Ed è bello vedere il nonno così benvoluto da tutti. Noi nipoti abbiamo scelto altre strade, ma in futuro, chissà...».
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