Medita di togliersi la vita la polizia lo salva sul ponte

Pieve. Un 53enne avvistato sul Cadore da un automobilista che chiama il 113 Gli agenti della stradale lo bloccano, problemi familiari alla base del disagio
Di Gigi Sosso

PIEVE DI CADORE. A cavalcioni sul guard rail. Con l’aria di chi ha intenzione di farla finita, buttandosi dal ponte Cadore. Ma un automobilista se n’è accorto e la telefonata alla polizia ha salvato una vita. Una pattuglia della Stradale ha convinto un 53enne a salire sull’ambulanza per il trasporto all’ospedale di Pieve di Cadore.

L’allarme era scattato alle 20.50 di sabato scorso, quando un uomo in transito lungo la statale 51 di Alemagna aveva visto qualcuno sul viadotto che precede il ponte Cadore seduto sul paracarro e con lo sguardo fisso verso il vuoto. Tutto faceva pensare che volesse togliersi la vita. Una chiamata al 113 e l’arrivo, in breve tempo, della pattuglia di Valle di Cadore. I poliziotti si sono avvicinati con grande cautela e hanno cominciato a parlargli con un tono il più possibile pacato e amichevole, in maniera da non spaventarlo o provocare movimenti improvvisi e dagli effetti tanto prevedibili quanto drammatici.

Una volta arrivati quasi a contatto, l’hanno afferrato per le braccia, allontanandolo dal baratro. Il primo obiettivo, quello di salvargli la vita è stato raggiunto. In un secondo momento, bisognava capire perché avesse in mente di togliersi la vita. Invitato a spiegare il proprio atteggiamento, l’uomo ha risposto solo di non volerne parlare con nessuno, chiudendosi nel silenzio più impenetrabile. A poca distanza, aveva parcheggiato un furgoncino di fabbricazione tedesca, con le portiere aperte e chiavi e telefonino cellulare appoggiati sul sedile del lato passeggero.

È stato richiesto l’intervento di un’autolettiga, che doveva servire a condurre l’uomo al pronto soccorso del vicino ospedale di Pieve di Cadore, ma la sua risposta è stata negativa. Solo in un secondo momento si è fatto convincere a salire sull’ambulanza. Una volta all’ospedale, i medici l’hanno sottoposto a tutta una serie di esami, a partire da quelli psichiatrici, che hanno permesso di stabilire la natura dei problemi. I dissapori in ambito familiare l’avevano spinto a salire su quel veicolo e portarsi in un luogo pericoloso per chi sta vivendo un momento di difficoltà. Alla fine degli accertamenti sanitari, l’uomo è stato affidato al figlio, con la raccomandazione di presentarsi un’altra volta in ospedale all’indomani, cosa che sarebbe successa.

La condizione di grande disagio dovrebbe essere, almeno parzialmente, rientrata.

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