Medicina di gruppo dieci ambulatori in vista

FELTRE. Entro fine 2015 dovrebbero essere operative almeno dieci medicine di gruppo ripartite in tre macroaree (in gergo “aggregazioni funzionali territoriali”). Il che significa creare una sorta di “poliambulatori” periferici per dare assistenza otto ore al giorno e otto di notte, mediante la guardia medica, e gestire gli assistiti, da quelli con patologie lievi a quelli con malattie croniche, in base alla specialità di ciascun medico curante (chi più ferrato in cardiologia, che in otorinolaringoiatria chi in nefrologia o pneumologia). Il tutto in un sistema di rete, collegato agli specialisti ospedalieri, che fungeranno da consulenti, e all'informatizzazione: ogni medico di ogni gruppo avrà sulla schermata del proprio pc la situazione clinica dei pazienti anche se non sono suoi assistiti diretti.
Di questo si parlerà oggi, all'incontro convocato dal direttore sociale e della funzione territoriale, Massimo Fusello, con i medici di base, primi attori del nuovo progetto voluto dalla Regione ma recepito anzitempo dall’Usl che nel 2007 ha dato vita alla prima Utap. Il germe della medicina di gruppo è nato a Santa Giustina e sempre a Santa Giustina i medici Bertelle, Pegoraro e Bianchi sono i primi sperimentatori dell'informatizzazione, con la ricezione dei referti medici ai loro pc in rete fra loro di un nuovo modello logistico e organizzativo che si annuncia come la rivoluzione dell'assistenza in periferia, cioè in tutti i Comuni del territorio dell'Usl 2.
Si parla infatti di medicina di gruppo integrata dove, a fare la differenza, è il nuovo approccio ai pazienti. Perché all'interno di questi locali, attrezzati di tutto punto e informatizzati, i cittadini troveranno tutte le risposte al bisogno sanitario ma anche alle emergenze, come crisi ipertensive o una sindrome vertiginosa acuta o una ferita solo per fare pochi esempi, cioè un'assistenza medica dodici ore al giorno, attività di pronto soccorso leggero, la guardia medica (che adesso si chiama continuità assistenziale) per coprire anche le ore notturne e, andando avanti, anche l'attività di riabilitazione post-trauma con i fisioterapisti.
«La sfida», ha detto il direttore Usl, Fusello, «è quella di dare il massimo dell'assistenza a tutti i pazienti, quelli senza malattie croniche e quelli da “sorvegliare” e da richiamare all'ordine, se sono in arretrato di qualche esame, senza ricorsi impropri al pronto soccorso, senza accertamenti inutili se non dannosi alle tasche e alla salute (si pensi solo a radiografie o risonanze), e via di seguito». Nel confronto di oggi con i medici di base si prospetteranno anche i luoghi dove allestire per aree omogenee, o Aft, i “poliambulatori” territoriali.
Laura Milano
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