Masso sui binari, escluso il dolo

Sopra la linea ferroviaria sono in corso dei lavori autorizzati ad un terreno

BELLUNO. Si può configurare l’ipotesi del reato di «Pericolo di disastro ferroviario», nell'incidente e nella tragedia sfiorata mercoledì lungo il tratto tra Nove e Santa Croce del Lago. Naturalmente, a carico delle persone che “colposamente” hanno provocato la caduta dell’enorme masso da 2 quintali che ha centrato il locomotore del treno pendolari diretto a Belluno.

Lo confermano gli inquirenti, polizia ferroviaria e guardie forestali, che stanno indagando sull’episodio. L'ipotesi più probabile è che il masso sia scivolato da un terreno sovrastante, in cui sono in corso delle opere di disboscamento.

I lavori, in realtà, contrariamente a quanto sembrava in un primo momento, sono autorizzati ed in regola e vengono effettuati da un ditta specializzata nel settore. Ma i movimenti della terra, causati dai mezzi utilizzati e dal passaggio dei trattori, potrebbero aver provocato lo smottamento.

Le indagini fin qui svolte hanno escluso il dolo. Nessuno ha fatto cadere volontariamente quel macigno da circa due quintali lungo la linea ferrata. Questa al momento è una certezza. È probabile che la Procura apra un fascicolo sul caso, per approfondire l'episodio e appurare se possono essere attribuite responsabilità dirette dell’accaduto.

Nell'ipotesi più grave, il codice penale prevede un reato di «pericolo di disastro ferroviario causato da danneggiamento», con una pena che va dai due ai sei anni di reclusione. In alternativa potrebbe configurarsi un «delitto colposo di pericolo». Dovranno essere in ogni caso i magistrati a valutare se vi sono state delle negligenze, oppure si sia trattato di uno smottamento accidentale, non imputabile a cause umane. Il masso è precipitato nella mattinata di mercoledì, poco dopo la vecchia stazione di Nove, sul Fadalto Basso.

Il treno coinvolto è il numero 5602, quello che arriva verso le 8 a Vittorio Veneto, diretto alla Stazione per l'Alpago e quindi a Ponte nelle Alpi-Polpet. Il macchinista si è accorto della presenza del grande blocco di pietra solo all'ultimo secondo, poiché si trovava in uscita da una galleria. L'impatto è stato inevitabile. Il locomotore, un Minuetto diesel, ha subìto dei danni importanti e quindi non è più stato in grado di riprendere la corsa.

La quarantina di passeggeri che erano a bordo, molti dei quali lavoratori al loro primo giorno di attività dopo la pausa natalizia, sono stati trasportati a destinazione da una corriera. Così come è stato attivato un servizio di autobus sostitutivi per altre sette corse che sono state soppresse, in attesa delle operazioni di recupero del convoglio e messa in sicurezza della linea. La linea ferroviaria a binario unico tra Vittorio Veneto e Belluno è rimasta bloccata per quasi cinque ore. Gli accertamenti su quanto avvenuto sono stati effettuati dagli agenti della polfer di Conegliano, che hanno richiesto il supporto anche delle guardie forestali. Sono infatti stati necessarie verifiche sul cantiere sovrastante, in cui erano in corso dei lavori e su cui si sono concentrate le attenzioni. Non essendoci state precipitazioni abbondanti nell'ultimo periodo, appare difficile ipotizzare che l'erosione e il crollo del macigno sia stato provocato da eventi atmosferici. Le autorità dovranno valutare il pericolo di frane e come proteggere la linea ferroviaria, all'interno della Val Lapisina che in questi ultimi anni si è dimostrata particolarmente fragile.

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