Mareson dopo l’incendio fa la conta dei danni

Mareson, the day after. Il giorno dopo l’incendio che ha distrutto due case, il paese ha un aspetto che provoca un tuffo al cuore: i due edifici devastati e la strada inghiaiata per il ghiaccio formatosi con l’acqua usata per spegnere il rogo. E mentre si tira un sospiro di sollievo perché il fuoco è stato fermato prima che potesse estendersi ancora, grazie al lavoro dei vigili del fuoco durato tutta la notte, si iniziano a tirare le somme dei danni, che potrebbero arrivare a mezzo milione di euro.
Due le case, ciascuna a due piani, devastate dall’incendio. Una che comprende gli appartamenti dell’architetto veneziano e docente Iuav Alberto Cecchetto e di una famiglia di Venezia. L’altra che appartiene per metà a familiari di Cecchetto e per metà a Teresa Dal Mas, veronese originaria di Mareson.
«Il fuoco è divampato in maniera impetuosa a causa del vento presente in zona», spiega il caposquadra dei vigili del fuoco di Belluno Massimo Bristot, «e si è subito propagato nell’abitazione limitrofa causando danni enormi».
Per rendersi conto del disastro bisogna guardare dalla parte del Maè. A osservare i danni c’è anche l’architetto Cecchetto, visibilmente scosso. «Verso le 20,30», racconta, «ho visto un fuocherello brillare sul terrazzo esterno. Ho preso una coperta e un secchio pieno di acqua per spegnerlo. Il fuoco però, alimentato dal vento, ha aggredito letteralmente un mucchio di legna presente sul terrazzo. Ho chiuso subito la porta, però il fuoco ha rotto la vetrata ed è entrato in casa, è risalito sul tetto ed è passato nella casa accanto. In dieci minuti è successo l’indescrivibile. Ho avuto la prontezza di telefonare ai vigili del fuoco. I vigili volontari di Zoldo Alto sono arrivati dopo otto minuti e, poi, sono arrivati i vigili del fuoco del comando di Belluno ed altri vigili volontari. Non avevo mai vissuto prima una situazione simile, quello che mi ha colpito tantissimo è stata la velocità delle fiamme che sono arrivate subito sul tetto e sull’altra casa. I danni maggiori sono sul tetto e sulle facciate che danno sul Maè».
Teresa Dal Mas e il marito Enzo Flego sono arrivati da Verona in mattinata e sono rimasti scioccati. «Un inizio dell’anno nuovo incredibilmente negativo», dicono i due coniugi.
«Da 50 anni veniamo ogni estate a Zoldo per trascorrere qualche giorno in montagna. In casa non avevamo niente di valore, solo qualche capo di biancheria. Adesso diamo le cose in mano all’avvocato per sbrogliare la situazione».
In paese, intanto, da giovedì sera non si parla d’altro che dell’incendio e del pericolo scampato di una propagazione del fuoco al resto dell’abitato, come era avvenuto del 1951 a Pecol, distrutto dalle fiamme.
«Eravamo al bar Genziana di Mareson», dicono Sabrina Sirka e la figlia Lara Fattor, «a bere un caffè quando arriva un signore che chiede un estintore e un secchi di acqua. Lo abbiamo seguito per vedere cosa fosse successo. Siamo rimasti letteralmente impressionate ma siamo state veloci a suonare il campanello della casa del vigile del fuoco volontario vigile Fausto Fattor. Ha risposto la moglie Alina Maier, che lavora in Comune, che ha telefonato e, nello stesso tempo, è andata in strada a bloccare il traffico».
«Sono profondamente addolorata», dice anche Lucia Colussi, già sindaco di Zoldo Alto dal 2001 al 2006, «perché ho vissuto, prima del matrimonio, proprio di fronte alle case bruciate. È un dolore immenso. Ringraziamo, però, i vigili del fuoco di Belluno e i vigili volontari di Zoldo Alto, di Colle e di Selva che hanno evitato il propagarsi dell’incendio». Un doppio colpo per l’ex sindaco: durante il suo mandato amministrativo erano stati effettuati i lavori di riqualificazione della frazione di Mareson rendendola un gioiellino. Per questo anche Lucia Colussi spera che il danno sia riparato subito.
Anche Maria Grazia Cappeller, titolare del bar La Genziana,è stata un punto di riferimento durante tutte le lunghe ore delle operazioni. «È stata tutta una nottata di apprensione», afferma, «di viavai e di telefonate. Apprensione enorme perché le fiamme erano impressionanti ed il vento impetuoso sembrava volesse creare in finimondo. La prontezza dei vigili del fuoco ha limitato i danni. Il fuoco è stato domato, evitando danni maggiori al paese».
Anche Giovanni Carlo e il figlio Enrico (gestiscono la gelateria Al Soler ma abitano vicino al punto dell’incendio) hanno tirato un sospiro di sollievo quando è stato bloccato il fuoco.
Ieri mattina, a spegnimento concluso e alla luce del sole, i pompieri hanno fatto un primo esame delle due costruzioni per cercare di individuare le cause del rogo: dalle verifiche e dalle testimonianze raccolte sembra probabile che l’incendio sia partito dal surriscaldamento di una canna fumaria. —
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