«Manlio ha lavorato in casa difficile pensare al suicidio»

DeMarchi Vittorio Veneto Manlio Graziani auto piena di scritte di protesta
DeMarchi Vittorio Veneto Manlio Graziani auto piena di scritte di protesta

alpago

Provato dalle continue aggressioni di un uomo, fiaccato dalla malattia, Manlio Graziani ha deciso di farla finita domenica scorsa. Le telecamere nella zona di casa, a Revine Lago, lo riprendono mentre si allontana alle cinque del mattino. Alle 7 la sua auto bruciava già in modo irreparabile nella cava di Col de le Vi in Alpago: all’interno c’era l’anziano trevigiano che bruciava con tutto il resto.

«Non abbiamo avuto avvisaglie di quel che poteva avere intenzione di fare», ricorda il fratello Antonio, più piccolo. I Graziani sono tre fratelli e una sorella. Manlio aveva due figli, una figlia vive a Vittorio Veneto. Si è parlato del «suo modo inconsueto di protestare contro le ingiustizie di questa epoca», continua Antonio Graziani, «ma nessun riferimento a quella che, a mio parere, è la causa principale del gesto estremo».

E Antonio documenta la situazione, a suon di verbali e denunce che il fratello ha inoltrato sia ai carabinieri che alla questura, e di referti del pronto soccorso dove spesso Graziani veniva trasferito in ambulanza del 118 per le ferite riportate nelle aggressioni.

Nel 2014, nel 2016, verbali e referti del 2017, del 2019. Non si capisce il motivo di questo calvario subito, che non sarebbe stato riservato solo all’ottantenne.

«L’ultima volta che ho visto mio fratello è stata due mesi fa, quando mi chiamò per spostare il cancello perché aveva dei problemi col vicino. Noi fratelli lo abbiamo sempre aiutato: non era solo. Ultimamente, poi, ha fatto delle modifiche importanti in casa, è difficile pensare che volesse suicidarsi: era in affitto, ma ha cambiato per esempio il materasso e altre cose. Di certo era stanco delle persecuzioni che subiva: anni di episodi anche gravi, che lo hanno visto in ospedale».

Tantissime le denunce presentate da Manlio Graziani, sia ai carabinieri che al Commissariato di Conegliano, quindi alla polizia di Stato.

Dal 2014 almeno, fino al 2019: il quasi ottantenne originario di Conegliano denunciava scariche di sassi, colpi con le canne di bambù, rotture di vetri e anche danni all’auto. «Veniva anche offeso», continua il fratello Antonio. «Si sentiva rivolgere del falso invalido, del delinquente, del poco di buono, del falso malato. Ma a quanto diceva, anche ai proprietari della casa (che vi abitavano prima di darla in affitto a mio fratello) era stato riservato prima lo stesso trattamento».

Certamente «Manlio soffriva di una grave malattia che lo costringeva ad assumere molti farmaci e si lamentava di dolori in varie parti del corpo, viveva da solo ma non era solo, io e sua figlia siamo sempre stati disponibili per ogni esigenza, dalla spesa alle manutenzioni della casa. Quello che in realtà lo tormentava fino all’esasperazione erano gli atti persecutori incessanti del vicino di casa di cui sono stato più volte testimone».

Antonio Graziani non vuole insinuare dubbi o adombrare chissà quale sospetto, ma solo spiegare lo stato di stress che probabilmente suo fratello non ha più retto insieme alla condizione in cui lo poneva la sua malattia. Intanto la famiglia attende di poter cremare quel che resta del corpo. —



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