Manga giapponesi spinti: sono pedopornografia a discrezione del giudice

Il Tribunale di Belluno motiva la sentenza di condanna a un feltrino Un verdetto della Cassazione lascia al magistrato la valutazione 

la sentenza

Gigi Sosso

Manga erotici? Possono essere pedopornografia, decide il giudice. I fumetti giapponesi nel computer di casa sono costati una condanna in abbreviato a tre mesi e 1.500 euro di multa (pena sospesa) a un feltrino difeso dall’avvocato Resenterra, oltre a confisca e distruzione del materiale sequestrato dalla Polizia postale. Il giudice Angela Feletto ha motivato la sentenza sul processo nato dall’inchiesta «Showcase» del luglio 2017. La premessa è che Nella pagina internet http://imgrsc.ru, erano stati individuati diversi utenti, che condividevano e scambiavano materiale pornografico, usando immagini reali e virtuali e istigavano ad atti sessuali ai danni di minori. Tra gli indagati, anche “Ellesbo”, che si era registrato con una mail ed è risultato autore di alcuni album con dentro immagini di pedopornografia virtuale e ha commentato l’immagine virtuale di un’adolescente travestita da strega, con le parti intime scoperte, postata da un’altra persona, con la frase «un volo fresco...». Durante la perquisizione, sono stati trovati anche due hardware, l’uno contenente una trentina di immagini manga di una bambina impegnata in atti sessuali violenti con un adulto e nell’altro due video con delle bambine con meno di 10 anni, impegnate in pose erotiche e atti sessuali.

La Corte di Cassazione ha chiarito che «risulta punibile anche la detenzione di rappresentazioni fumettistiche, dal momento che vi possono essere, anche nei fumetti - soprattutto tali comics siano ottenuti con tecnologia digitale di alta qualità - immagini la cui qualità di rappresentazione faccia apparire come vere situazioni e attività sessuali implicanti minori, che non hanno avuto alcuna corrispondenza con i fatti della realtà».

Peraltro non esiste la nozione normativa di pornografia minorile - ricorda Feletto - che non si rinviene nemmeno nei lavori parlamentari, così è lasciato al giudice l’ambito di valutazione di tale qualificazione. Nel caso in esame, alcuni dei manga ritraggono una bambina non ancora sviluppata, che subisce atti sessuali da parte di un adulto: l’evidenza sessuale è inequivoca e la detenzione di tale materiale costituisce quindi detenzione di materiale pedopornografico.

Lo stesso “Ellesbo” ha pubblicato immagini di bambine, ottenendo commenti di gradimento sessuale. Questo conferma che si tratta di immagini in grado di eccitare le pulsioni erotiche, di cui l’imputato era a conoscenza. Quanto ai video trovati nel cestino, non è possibile risalire alla data di creazione e cestinamento, ma potrebbero essere l’oggetto di una denuncia del 2013 e inavvertitamente mai cancellati. È anche vero che l’imputato si è presentato spontaneamente alla Polizia postale, dopo aver ricevuto alcune immagini, ma questo non cancella il reato. Sempre la Cassazione ha stabilitpo che «la cancellazione, mediante allocazione nel cestino del sistema operativo integra il delitto, in quanto gli stessi restano comunque disponibili con la semplice riattivazione dell’accesso al file». —

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