Mancano medici: in Pediatria arriva una cooperativa

BELLUNO
Le cooperative sbarcano all’ospedale San Martino di Belluno. Che fosse solo una questione di tempo era chiaro, vista la carenza di medici che da qualche anno interessa in maniera preoccupante le strutture sanitarie dell’Usl 1 Dolomiti. E così, dopo aver provato varie strade, alla fine l’azienda bellunese ha dovuto optare per questa soluzione, che in altri ospedali veneti è già una realtà.
Uno dei reparti a essere messi peggio in quanto a personale è la Pediatria, sia a Belluno che a Feltre. Per questo motivo, il 30 dicembre, la direzione strategica dell’Usl, in via di urgenza, ha affidato il servizio di assistenza pediatrica di supporto alla cooperativa La Fenice di Catania.
La coop siciliana, dal 7 gennaio al 31 marzo, sarà chiamata a fornire un servizio di 30 turni di 12 ore di assistenza medica pediatrica (8 posti letto) e di patologia neonatale (4 posti), nonché attività di pronto soccorso pediatrico al San Martino. Il tutto per una spesa di 38.880 euro. «Abbiamo optato per questa soluzione», dicono dalla direzione sanitaria, «perchè la nostra Usl soffre di una grave e perdurante carenza di specialisti. Purtroppo, le numerose procedure attivate sono andate sempre deserte, anche per le caratteristiche orografiche della provincia». A poco erano serviti anche l’attivazione dei protocolli di collaborazione con gli ospedali di Napoli e di Genova, proprio per reclutare i pediatri, e il ricorso a contratti libero professionali.
A Belluno, al momento, operano tre pediatri, oltre al primario. Un numero esiguo, che non permette di programmare guardie o turni notturni. Proprio per far quadrare i conti, spesso i medici sono costretti a saltare ferie o permessi. L’aiuto dei convenzionati non ha portato quel “sollievo” sperato, tanto che anche durante il mese di dicembre è stata molto dura riuscire a gestire le presenze.
Vista l’emergenza, l’Usl pensava addirittura di ricorrere alle agenzie interinali, ma per un ente pubblico questo non è possibile e così ha ripiegato sulle cooperative. Bandita una richiesta di offerta, l’Usl si è trovata con sei ditte partecipanti: due dalla Marca trevigiana, una di Roma, una del Pordenonese, una di Bologna e una appunto di Catania. Ed è stata proprio quest’ultima ad aggiudicarsi la richiesta, avendo presentato la soluzione economica più conveniente.
Una scelta quella dell’Usl che è stata aspramente criticata dall’Anaao e in particolare dal referente provinciale Luca Barutta. «Siamo alla deriva come Usl, ma anche come Sistema sanitario regionale», dice Barutta. «Come sindacato abbiamo già presentato 29 esposti nell’estate 2019 contro queste scelte a livello veneto, ma senza risultati. Siamo di fronte a iniziative illegittimamente autorizzate dalla Regione Veneto, alle quali ci opporremo». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi