Malga Misurina, Cia Belluno critica la riassegnazione

Gestita per 23 anni dall’azienda che fa capo a Cella Da Dan «Con questa scelta immotivata rischia di finire nelle mani di imprenditori pusteresi»

AURONZO

Nubi si addensano sul futuro della storica malga Misurina. A fare emergere una situazione spinosa che si protrae da diverso tempo è stata la Cia di Belluno, chiamando direttamente in causa il sindaco di Auronzo, Tatiana Pais Becher. Un attacco diretto quello nei confronti del primo cittadino da parte della sezione bellunese della confederazione agricoltori italiani. Una protesta che ruota attorno alle modalità adottate dall’Amministrazione auronzana per la riassegnazione del complesso malghivo, gestito per 23 anni dall’azienda agricola che fa capo all’imprenditore auronzano Innocente Cella De Dan. La scelta di procedere mediante asta di appalto pubblico non è piaciuta alla Cia di Belluno che ha espresso tutto il proprio malumore, sottolineando come «si corra il rischio di consegnare un’eccellenza del territorio bellunese comemalga Misurina ad un’azienda agricola della vicina Pusteria».

La Cia di Belluno, nella stessa nota, incalza il primo cittadino: «Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione su ciò che sta avvenendo nel comune di Auronzo e sulle scelte fatte dalla sua Amministrazione; soprattutto quella, immotivata ed innaturale, di andare avanti con un procedimento di appalto senza tenere in nessun conto la rilevanza delle aziende agricole operanti sul territorio. Riteniamo che ridurre 23 anni di storia di un territorio, di sacrifici di una famiglia di suoi concittadini ad un freddo atto amministrativo sia offensivo nei confronti di chi quel territorio ha preso e valorizzato. Come crediamo che costringere una impresa agricola a difendere i propri diritti ricorrendo ai tribunali, come accaduto all’azienda agricola del signor Cella, crei un precedente estremamente pericoloso in cui viene meno il rapporto tra chi amministra il territorio e i suoi cittadini a favore del semplice supposto riscontro economico. In questi giorni c’è stato l’infruttuoso tentativo di conciliazione di fronte ad Avepa per le contestazioni in essere sul contratto di affitto e le pendenze pregresse. Si è svolta anche una seduta di ricorso al Tar per dirimere sulla legittimità della gara di appalto. Comunque vada a finire», dice sempre la Cia, «si saranno spesi soldi ed energie da entrambe le parti su una cosa che poteva e doveva essere affrontata prima».

Come detto, al centro della lamentela c’è la scelta adottata dall’amministrazione comunale per determinare la gestione della malga: «L’asta è stata fatta senza dare la giusta priorità ai residenti nel comune di Auronzo», spiega la Cia di Belluno, «tale scelta, oltre ad essere un ulteriore aggravio burocratico, rischia di creare un precedente che, se esteso a situazioni analoghe di assegnazione di beni silvo pastorali, penalizzerebbe fortemente le altre aziende agricole della nostra montagna bellunese». —



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