Maestro di sci a processo: omicidio colposo

Un 14enne turista a Cortina uscì dalla pista di slittino di Sesto Pusteria e si schiantò contro un albero

CORTINA. Lo slittino finisce fuori pista. A bordo, lungo il tracciato Croda Rossa di Sesto Pusteria, c’è il quattordicenne turista Romano Campiti, che va a schiantarsi contro un albero e perde la vita, dopo essere riuscito a dire soltanto «ho preso proprio una bella botta» ad un amico. Nell’impatto con la pianta, gli si era addirittura slacciato il casco. Il ragazzo arrivato fin lassù da Roma era in vacanza con la famiglia a Cortina e quel primo marzo di due anni fa il maestro di sci ampezzano Alessio Talamini gli aveva proposto questa escursione in Alta Pusteria, con tanto di discesa in slitta. L’uomo è a processo con l’accusa di omicidio colposo, insieme all’amministratore delegato della Sextner Dolomiten, Mark Winkler e l’addetto alla sicurezza Rudolf Egartner.

La pista, che è dotata di certificazione sulla sicurezza rimase sotto sequestro per alcune settimane, su ordine della Procura della repubblica di Bolzano e dissequestrata, con l’unica raccomandazione di dotarla di bordi innevati rialzati, nel tratto del rettilineo in cui avvenne la tragedia. Il rinvio a giudizio è stato disposto dal gip Pappalardo. Nessuno degli indagati si sente colpevole, tanto è vero che non sono state avanzate richieste di patteggiamento da parte dell’avvocato difensore Carlo Bertacchi e allora si è andati a processo con rito ordinario davanti al giudice Paparella. La prossima udienza è già stata fissata per il 26 settembre, nel frattempo in aula si sono sentite diverse testimonianze.

Tra le più significative, quella di un ragazzino di 12 anni, che, che ha provocato la reazione della mamma della vittima Rossella Ardito Campiti. La donna ha sempre negato di essere stata al corrente del fatto che il maestro di sci intendesse far provare al gruppo di ragazzi l’emozione di una discesa con lo slittino. Mentre il ragazzino ha sostenuto di aver sentito la vittima parlarne al telefono con la madre. Mentre il consulente della parte civile ha confermato l’estrema pericolosità della pista, che è priva di accorgimenti di sicurezza per gli utenti e lungo la quale si raggiungono velocità tra i 46 e i 55 chilometri orari .

Campiti non era sicuramente un esperto di slittino, tanto meno poteva essere in grado di controllare un’eventuale, rovinosa uscita di strada: «Cerco giustizia per Romano», ha dichiarato la donna tra le lacrime, «perché ritengo che non si possa mai anteporre il valore economico alla salvaguardia della vita. Quando sono stato portato sul luogo della tragedia, ho avuto paura, malgrado fossi su una motoslitta con il conducente. Posso immaginare cosa possa aver provato mio figlio prima dello schianto».

In Alto Adige, ci sono 145 piste da slittino naturale e la provincia di Bolza no ha deciso di non disciplinarle. LA richiesta dell’avvocato di parte civile Lina Musumarra è quella di «intervenire, affinché siano tutte messe in sicurezza». (g.s.)

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