L’uomo che controlla ponti e gallerie: «Un boom di lavoro con le autostrade»

De Villa Palù di San Pietro è titolare di un’azienda in Liguria «In sei mesi vogliono eseguire lavori mai fatti in 30 anni»

Stefano Vietina / COMELICO

«Oggi, tra ponti e gallerie autostradali, vogliono che si facciano in sei mesi i controlli che non si sono fatti in 30 anni».

Mario De Villa Palù, da Mare di San Pietro di Cadore, classe 1934, delle autostrade italiane conosce ogni dettaglio. La sua azienda, la “Controlli e lavori speciali”, con base a Ventimiglia in Liguria, è infatti l’impresa che rifornisce le macchine (passerelle e sollevatori per gallerie) che servono per fare i controlli, oggi sempre più necessari, sui tratti autostradali.

«Collaboriamo da sempre con il gruppo Gavio (Torino-Valle d’Aosta, A4 Torino-Milano, A12, A15, A21, etc.), poi lavoriamo con la Sat (Livorno-Civitavecchia), la Rav (raccordo Val D’Aosta) ed anche in Francia, dal 2004, con la Escotà, autostrada del sud est francese di circa 550 chilometri. Da gennaio siamo stati chiamati da Autostrade per l’Italia con cui oggi siamo impegnati da Tolmezzo a Roma. Qualche anno fa abbiamo lavorato anche a Belluno per la messa in sicurezza del Ponte degli Alpini».

Cosa fate in particolare?

«Facciamo controlli, collaudi, rilievi, ispezioni, prelievi e prove, con apparecchiature ad alto rendimento e di avanzata tecnologia; e noleggiamo attrezzature, mezzi speciali necessari per queste attività. Oggi abbiamo otto passerelle (tecnicamente si chiamano “by bridge”) di nostra proprietà (oltre a quattro a noleggio), cinque sollevatori più due a noleggio, due cestelli ed otto a noleggio. L’ultima macchina acquistata costa oltre 600. 000 euro e ci vogliono due anni per averla dal produttore».

Quali i vosti maggiori concorrenti?

«C’era una società del gruppo Autostrade per l’Italia, quella per capirci che doveva fare i controlli anche sul ponte Morandi a Genova. Forse non li hanno fatti con la dovuta accortezza, è stata chiusa, adesso hanno chiamato noi».

Ma come nasce la sua azienda?

«La “Controlli e lavori speciali” è nata nel 1999 da un ramo d’azienda della “De Villa lavori edili specializzati” (costituita nel 1971); ma prima c’era la “Geometra De Villa” (1953) fondata da mio padre Felice Gino (1900-1959) e da mio fratello Gian Romeo (1929-2014). In particolare, poi, con mio fratello avevamo creato un’industria di produzione di calcestruzzo a Ventimiglia e Imperia, ma l’abbiamo chiusa perché non andava. Ed io mi sono trovato all’improvviso senza lavoro».

E cosa ha fatto?

«Era il 1971, mi sono fatto coraggio e, con l’esperienza che avevo già maturato ed un po’ di incoscienza, sono andato dal responsabile della costruzione dell’Autostrada dei Fiori, quella tra Imperia e il confine con la Francia, l’ing. Riccardo Rossi, dicendogli che cercavo lavoro. E lui di rimando mi ha detto: non preoccuparti e fai solo le cose strane che ti chiedo. Cosa?, gli ho domandato. E mi ha dato da fare subito 25.000 metri quadrati di betoncino spruzzato (spritz beton) per impermiabilizzare le scarpate dell’autostrada. Ho comprato le macchine, ho trovato una squadra di 10 dipendenti e sono partito».

Betoncino spruzzato?

«Materiale che serviva per consolidare le scarpate dove era difficile fare muri in cemento; e copriva in maniera compatta, con uno spessore di 10/15 centimetri, le rocce già fermate con una rete. La materia prima è il calcestruzzo, ma Rossi lo voleva colorato, ed io con degli ossidi gliel’ho fatto giallo o verde. È rimasto contento e mi ha dato altro lavoro».

Di che tipo?

«Abbiamo iniziato a lavorare sui piloni in cemento armato, iniettando resine ipossidiche nelle micro lesioni, da 02 a 1 mm, che a volte si creano; questo impediva al calcestruzzo di rompersi».

Ma lei come era arrivato a Ventimiglia dal Cadore?

«Io sono di Mare in Comelico, ho fatto gli studi a Treviso fino al diploma di geometra, poi mi ero messo a lavorare con mio padre, ma intanto con mio fratello coltivavo la passione per le automobili ed una volta, correndo il rally di San Remo, abbiamo notato una gara di appalto per la costruzione di una serie di villette a Ventimiglia. Abbiamo partecipato e ce la siamo aggiudicata, era il 1956».

E si è trasferito?

«Mio fratello si è trasferito, io ho concluso i cantieri ancora aperti in Cadore e poi l’ho raggiunto, perché nel frattempo, era il 1958, ho conosciuto quella che l’anno dopo è diventata mia moglie, Liliana Acquarone, e che oggi è la presidente della nostra azienda».

E lei che ruolo ha?

«Direttore tecnico; la nostra è un’azienda in mano alle donne: mia moglie presidente, mia figlia Gilda (classe 1965) amministratore delegato, l’altra figlia Elisabetta (1960) consigliera. Le mie figlie mi hanno fatto diventare nonno di Virginia e Pietro, figli di Elisabetta, e di Eugenio e Caterina, figli di Gilda».

Come vanno i conti della vostra azienda?

«Abbiamo chiuso il 2019 con oltre 2 milioni di euro di fatturato; in questo 2020 abbiamo sempre lavorato, niente lockdown per noi; ad oggi abbiamo fatturato 4, 8 milioni, contiamo di chiudere l’anno con più di 6 milioni; i dipendenti sono passati da 22 di inizio anno agli attuali 46».

E lei cosa fa?

«Seguo tutti i cantieri e soprattutto mi tengo aggiornato su tutte le innovazioni tecniche del mio settore; se si vuole restare i primi bisogna studiare sempre. In questi giorni che sono in Comelico, comunque, ogni mattina vado nel bosco in Val Visdende a passeggiare e rigenerarmi».

Ed i lavori come stanno andando?

«Lavoriamo a pieno ritmo, vengono a cercarci perché per questi lavori siamo gli unici o quasi; facciamo contratti, ad esempio, per 200 giorni e ci muoviamo. Il nostro è un lavoro davvero particolare e delicato. I nostri uomini non hanno orario, perché dobbiamo intervenire limitando i problemi al traffico; quindi abbiamo macchine con ingombri modesti della sede stradale, così da permettere le ispezioni o i lavori occupando solo una via di marcia, quindi senza bloccare il transito». —

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