L’ospitalità diffusa funziona e può crescere ancora

Turisti da tutto il mondo, che scelgono il Bellunese non per visite “mordi e fuggi”, ma per soggiorni più prolungati e come base da cui partire alla scoperta di tante località, bellunesi e non solo.
I progetti di ospitalità diffusa già avviati dimostrano che questo modello di accoglienza ha le carte in regola per crescere. Certo, in questo momento non si può dire che sia sostenibile dal punto di vista economico se portato avanti come attività principale, ma le prime esperienze fanno pensare che si tratti di un’offerta turistica su cui puntare, specie in montagna. Anzi, qualcuno considera l’ospitalità diffusa una vera e propria «misura salva montagna».
È il caso di Guido Trento, presidente dell’associazione “Albergo diffuso Faller”, a Sovramonte.
«Ritengono che sia il modello che meglio può nascere e svilupparsi nei piccoli paesi del nostro territorio. Noi siamo partiti nel 2011 e il progetto è andato via via crescendo», sottolinea. «Arriviamo a 1.500 pernottamenti all’anno, con una presenza media che si aggira sui 4 giorni, per i tedeschi addirittura fino a una decina. Contiamo 7 residenze per un totale di 28 posti letto. Sono stati anche recuperati vecchi sentieri, con la creazione di 5 percorsi. Gli ottimi risultati si sono ottenuti puntando sull’offerta specifica di eventi e manifestazioni legati al paese».
Accanto ai posti letto e ai servizi legati alla reception, perché i turisti scelgano la provincia e poi ci ritornino sono infatti necessarie proposte collaterali.
«I Consorzi di promozione turistica Dolomiti Prealpi e Alpago Cansiglio hanno predisposto dei pacchetti turistici dalle elevate potenzialità e ci stiamo interfacciando con questi progetti», mette in risalto Danilo Zanon, capofila dell’Ats (Associazione temporanea di scopo) che coordina “I Borghi della Schiara”, avviato nel 2013 a Bolzano Bellunese, nel capoluogo.
«Le nostre 3 strutture, per 18 posti letto, nel 2017 hanno registrato 483 pernottamenti, con un 43% in più di presenze rispetto al 2016. L’attività è concentrata tra giugno e settembre. Il 60% dei turisti è italiano, il 30% europeo e il 10% da paesi come Corea, Israele, Stati Uniti, Cina, Australia». Arrivate prenotazioni anche per due settimane: «Belluno è vista come punto centrale da cui partire per altre destinazioni», continua Zanon, «non solo sulle Dolomiti, ma anche tra Treviso e Venezia». A tracciare un bilancio positivo è anche Federico Vincenti dei Taulà dei Bos, responsabile del progetto a Cibiana. L’architetto Andrea Zinato è l’anima del programma, per il quale si è battuta, negli ultimi due anni, anche il sindaco, Luciana Furlanis.
Dieci gli appartamenti a disposizione. «Finora siamo soddisfatti», sottolinea Vincenti. «Da quando poi abbiamo deciso di collocare la reception al ristorante, si notano ulteriori benefici. Più di 600 le presenze lo scorso anno. Il bacino turistico è internazionale e chi arriva rimane estasiato. L’impegno non è solo quello di garantire un alloggio ai possibili villeggianti, ma rendere questi ultimi partecipi di quanto di meglio possono trovare ai piedi del Sassolungo cadorino. Dai murales al Museo fra le nuvole, sul monte Rite, per fare solo due esempi». Risultati positivi anche da Costalta di San Pietro di Cadore. —
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