L’orso in valle del Missotto un pino del Parco
Avvistato e seguito dentro l’area protetta
Presi i peli. Martino: «Chiamiamolo Dino»
Presi i peli. Martino: «Chiamiamolo Dino»

L'orso fotografato dai forestali di Sospirolo
BELLUNO. Col cuore in gola e l'adrenalina a mille, l'hanno guardato mentre dormiva, si stiracchiava beato al sole grattandosi la schiena sulla pietra e poi ancora a spasso per il Parco. E' fortissima l'emozione tra gli operatori del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi e gli agenti del Corpo forestale che da due giorni stanno seguendo il giovane maschio. L'orso, arrivato nel bellunese dalla Carnia alla vigilia di Pasqua, da giovedì si trova all'interno dei confini dell'area protetta e tutti sperano che ci rimanga il più possibile, tanto da aver deciso di "lasciarlo in pace".
Ieri il Cfs e la polizia provinciale, che già teneva d'occhio l'orso dal giorno di Pasqua, sono tornati dove l'animale è stato visto giovedì per raccogliere peli, feci, calchi di orme e tutto ciò che di utile si potesse trovare. L'intenzione però è quella di allentare un po' il ritmo dell'inseguimento, in modo da evitare che l'orso si accorga di essere sotto controllo e si senta tranquillo di restare dov'è. Nessuno può sapere se rimarrà nel Parco o se continuerà la sua corsa verso ovest, ma tutti incrociano le dita e c'è anche chi vorrebbe battezzarlo: «Io lo chiamerei Dino», dice il direttore del Parco Nino Martino, «in onore di Buzzati, perché l'orso è storia, è leggenda, è mito. Non pensavo che mi sarebbe capitata la fortuna di vederlo arrivare nel Parco».
Martino farebbe di tutto perché l'orso restasse, compreso: «Allargare il Parco. Bisognerebbe lasciare che l'orso viva qui senza limitazioni, mangiando quel che vuole e il Parco è prontissimo a rifondere i danni a chiunque ne avesse. Se vogliamo l'orso a Belluno dobbiamo mettere in conto anche questo, ma lui è uno di noi, c'è sempre stato ed è ben augurante per la nostra biodiversità che sia tornato». Il direttore mette a confronto la popolazione di orsi slovena e la presenza a zero nel bellunese e si capisce che gli piacerebbe molto importarne qualcuno: «L'orso serve, controlla le popolazioni di ungulati, tiene le colonie in salute».
Ma, per ora, sono solo sogni. L'orso è quasi certamente lo stesso scoperto da Narciso Piccin la mattina di Pasqua e seguito per giorni dalla polizia provinciale. Come aveva ipotizzato il comandante Gianmaria Sommavilla si tratta di un maschio adulto ma giovane proveniente dalla Carnia e in rapido spostamento, attratto non si sa bene da cosa. Forse è in cerca di una femmina, ma questo significa che è diretto in Trentino.
Giovedì mattina una squadra del Corpo forestale dello Stato, competente dentro il Parco, guidato dall'ispettore capo Andrea Ferroni con l'assistente Alberto Dal Farra e l'agente Francesca Vilena, su segnalazione degli operatori di Veneto Strade si è recata nella zona dei Bitti in valle del Mis, per verificare la presenza dell'orso. Riuscendo ad avvistarlo. Nel pomeriggio un'altra pattuglia composta dall'assistente capo Maurizio Guardiano e dall'assistente Marco Barbaresi, ha raggiunto l'area di casera Renzin (comune di Gosaldo), e verso le 17,30 la loro pazienza è stata premiata: l'orso si è sollevato in piedi da dietro una pianta di pino nero dov'era sdraiato a riposare.
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