Lo sconforto di Marco Sala «La doccia fredda di Conte tengo chiuso il rifugio»

Francesco Dal Mas / BORCA

Marco Sala doveva riaprire ieri mattina il Rifugio Staulanza, sull’omonimo passo, ai piedi del Pelmo. Ha deciso di rinunciare. Ed è così deluso che non sa se lo farà dal 7 gennaio. Una condizione assoluta la pone: che riaprano almeno le piste.

Altrimenti rimarrà nella sua casa di Borca di Cadore. «Venerdì sera – racconta – eravamo tutti convinti, io ed i miei collaboratori, di poter ripartire sabato mattina. Ci eravamo dati appuntamento al passo. Io mi sarei fermato a tirar su i primi rifornimenti. La sera, alle 22, è arrivata la doccia fredda di Conte. Ci siamo sentiti ed abbiamo deciso di stare a casa».

Adesso i ristori?

«Ma quali ristori? Ho ricevuto 600 euro al mese per due mesi di fermo. La mia azienda ha dei dipendenti che hanno bisogno assoluto di lavorare, altro che elemosina».

Il rifugio Staulanza è un bar, ristorante e albergo che funge anche da punto di riferimento per la sicurezza stradale. Fino a Pescul non si trova un altro esercizio aperto. Sala, che fa l’alpinista, ha un diavolo per capello.

«Si è cercato di salvare il salvabile, ha detto il Governo. Forse per chi vive in pianura o nelle città, non certo per gli abitanti della montagna che vivono in gran parte di turismo. Le decisioni prese sembrano una beffa solo per noi. La gran parte dei cittadini italiani il 23 dicembre finisce comunque di lavorare per ricominciare il 7 gennaio. Noi invece in quei pochi giorni mettiamo da parte un terzo dei proventi dell’intera stagione invernale e dall’Epifania in poi i turisti non ci sono perché saranno tranquillamente tornati al lavoro».

Sciatori stranieri zero, nessuna settimana bianca da parte delle scolaresche.

Italiani in vacanza dopo l’Epifania? Forse qualcuno a Carnevale.

«Potremmo accontentarci del 10, ben che vada del 20% della clientela? Assolutamente no – protesta Sala –. Oltre a questa situazione già insostenibile il Governo, nell’indifferenza più totale, si è preoccupato di comunicarci le nuove direttive antiassembramenti. Zaia ci ha poi messo del suo per aumentare ancor più le già confuse disposizioni governative. Se si fossero degnati di comunicarci queste decisioni almeno 10 giorni in anticipo e non il giorno prima, sicuramente non avremmo accumulato altre spese a fronte di mancati introiti. Non avremmo assunto il personale, non avremmo riscaldato e messo in funzione intere strutture turistiche, non avremmo fatto ordini per migliaia e migliaia di euro».

Il gestore dello Staulanza pare un fiume in piena. «Se ci avessero avvisato per tempo – insiste – non avremmo accettato prenotazioni e caparre ora da restituire. Mi auguro solo una cosa che i rimborsi, non i ristori, perché di questo si tratta, non siano ridicoli come le elemosine che ci hanno con bontà elargito la scorsa primavera. Con buona pace di tutti i dipendenti pubblici e delle centinaia di migliaia di salvaguardati e paraculati di questo paese che se ne staranno comodamente sdraiati sul divano durante le vacanze».

Rimborsi alla tedesca, naturalmente, quindi tra il 70 e l’80 per cento dell’incasso delle festività 2019 / 2020. Un’illusione?

«Sì, lasciatemi almeno che mi illuda. Se poi la terza ondata ci sarà, magari con un terzo lockdown a carnevale, allora tanto varrà rinunciare a tutto». —

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