Lidia Rui: «Salviamo il caffè Commercio»

«Siamo ancora in quell’atteggiamento ormai consolidato da più di cinquant’anni che, in nome del progresso, rischia di cancellare memoria, testimonianze, segni e qualità». È l’amarezza di Lidia Rui,...

«Siamo ancora in quell’atteggiamento ormai consolidato da più di cinquant’anni che, in nome del progresso, rischia di cancellare memoria, testimonianze, segni e qualità». È l’amarezza di Lidia Rui, architetto, insegnante e membro della delegazione Fai di Belluno, a proposito della chiusura del Caffè Commercio, uno degli ultimi “storici”. «Il nome stesso», fa notare la Rui, «ne evoca un clima, un luogo di relazioni, una vita urbana ormai sparita. Eppure il mondo sta cambiando», aggiunge, «da qualche anno cresce sempre più la consapevolezza non solo di quanto abbiamo sciupato in questi anni, ma anche del reale patrimonio che ancora possiamo difendere e valorizzare, proprio in quanto “patrimonio”, valore storico, culturale, artistico e anche economico». «Sempre più si affermano la sensibilità e la ricerca di qualità anche nell’identità e nel senso dei luoghi», tiene a evidenziare. «Anche per Belluno si tratta prima ancora di valorizzare, di saper vedere e saper riconoscere le risorse e, quindi, il “patrimonio”. Il Commercio è appunto una potente risorsa, proprio con la sua storia ancora leggibile dal notevole complesso dell’arredo: certamente il glorioso bancone, ma anche tutto il contesto di specchiere, un “unicum” Liberty, che forse costituisce ormai l’unica e l’ultima testimonianza di uno stile e di uno stile di vita».

Rui guarda con preoccupazione anche a Banca d’Italia o Gabelli, ma ilCommercio è anche più urgente: «Non è questione di scegliere la permanenza dell’uso “caffè” o altro», riflette, «è importante salvare una testimonianza di grande qualità». (m.r.)

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