Licenziato, cercò di vendicarsi
BELLUNO. Ce l’aveva o no con l’ex principale? Le versioni di parte offesa e imputato sono talmente diverse che il dubbio diventa legittimo. Ad ogni modo, il giudice Cittolin ha condannato D.G. in abbreviato a 20 giorni di reclusione più 1.500 euro di risarcimento danni. Il pubblico ministero Rossi aveva chiesto quattro mesi e il difensore di parte civile De Vecchi aveva aggiunto il risarcimento. L’avvocato Mariangela Sommacal mirava all’assoluzione, perché il fatto non sussiste, in subordine alla particolare tenuità del fatto e in ulteriore subordine al minimo della pena con le attenuanti generiche.
Nell’esame dell’imputato, l’uomo ha raccontato di essere stato licenziato in tronco da un’azienda, ma di aver intentato una causa di lavoro e di averla vinta. Ha incassato una bella somma, oltre al trattamento di fine rapporto, che gli hanno consentito di comprarsi una bella macchina e aprire un’attività a Belluno.
I fatti contestati sono della mattina del 7 luglio di quattro anni fa in via Mameli, tra Cusighe e Nogarè. La parte offesa stava facendo jogging e ha raccontato di essere stato avvicinato da una persona in moto, che gli ha sbarrato la strada, impedendogli di proseguire. Presenterà una querela per violenza privata, minacce e ingiurie. L’imputato ha garantito di non avere una motocicletta e di non aver incontrato la controparte, insomma di non aver fatto niente di quanto gli veniva imputato. Dopo le richieste delle parti, il giudice ha condannato a 20 giorni, partendo da una pena di 30 e togliendo un terzo. (g.s.)
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