L’Enel le taglia la corrente: costretta a chiudere il bar

BELLUNO. Costretta a chiudere il bar e a mandare via i clienti perché l’Enel le taglia la corrente elettrica. Un’incredibile vicenda vede come protagonista Tiziana Majo, titolare del “Bar 28” di Galleria Caffi, che lunedì pomeriggio, mentre stava preparando alcuni caffè, s’è vista saltare la corrente elettrica. La potenza le era stata ridotta al 15 per cento, quanto basta per tenere accese soltanto le luci del bar. Risultato: la barista ha dovuto chiudere l’avviato locale senza sapere nemmeno se e quando potrà riaprirlo. Tutto per un disservizio che risale all’inizio della sua gestione.
La barista, infatti, subentra nella conduzione del locale di Galleria Caffi, nell’aprile del 2009. Le premesse per fare bene ci sono tutte e l’attività inizia subito a dare dei buoni risultati. Dopo i primi mesi, però, l’esercente bellunese si accorge che le bollette dell’Enel non arrivano. È lei stessa prima ed il suo commercialista poi a farlo presente negli uffici di Belluno del colosso dell’energia. Ma i ripetuti solleciti non hanno seguito. Per due anni la donna non vede l’ombra di una bolletta della luce. Poi, di punto in bianco, le arrivano pacchi di 5 bollette a distanza di una settimana l’uno dall’altro. Nel giro di poco tempo, accumula bollette per decine di migliaia di euro. Importi esorbitanti anche perché quelle bollette hanno un contratto sbagliato: non per un esercizio commerciale ma per “locale ad uso domestico non residente” (ossia per una seconda casa, ndr). Vale a dire un contratto molto più alto.
La Majo è costretta a tornare negli uffici dell’Enel per fare presente che gli importi sono sbagliati. Passa ancora un po’ di tempo ed ecco l’importo giusto: ad Enel deve quasi tredicimila euro. Ma lei quella cifra sull’unghia non ce l’ha e propone quindi un piano di rientro a rate che le possa garantire di continuare la sua attività senza essere messa in ginocchio.
L’accordo viene dunque raggiunto. Oltre a pagare le bollette che regolarmente le arrivano, per un importo medio di 700-800 euro, dovrà saldare mensilmente la cifra di 381 euro per il pregresso. Per 10 mesi la formula funziona. Poi, però, nel dicembre 2012 l’Enel annulla il piano di rientro a rate e ne propone uno nuovo che prevede il saldo del pregresso in sole 5 rate. Un piano a cui la barista non riesce a far fronte. Per due volte, nel dicembre del 2012, il locale subisce un abbassamento di corrente che impedisce alla barista di lavorare. Parte così la diffida ad Enel dei suoi legali, gli avvocati Eugenio Ponti e Sergio Montoneri. I legali riconoscono il debito, sottolineando come Enel stessa abbia concorso nel determinarlo e propongono un piano di rientro sostenibile per la Majo. Ma Enel resta ferma sulle sue posizioni e annuncia il taglio della potenza. Lunedì pomeriggio, mentre stava lavorando, nel locale è saltata la corrente col risultato che i clienti sono rimasti senza caffè ed invitati gentilmente ad uscire. Ora il “Bar 28” è chiuso. «E purtoppo - aggiunge Tiziana Majo - mi trovo nell’assurda situazione che non so se e quando riuscirò a riaprirlo. Sia chiara una cosa: io il debito lo riconosco e voglio pagarlo ma a condizioni umanamente possibili. Se mi tolgono la corrente, io non posso lavorare e di conseguenza guadagnare i soldi per pagare Enel».
Il paradosso, frequente in questi tempi, è appunto questo: molte attività chiudono perché non si mette la gente nelle condizioni di lavorare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi