L’edilizia “verde” servita in un software

Al Massachusetts institute of technology il progetto dell’imprenditore bellunese Barzon e del collega

BELLUNO. Corre sul “green building” l'asse che lega Belluno a Boston. È partito infatti da qui l'innovativo progetto messo a punto da una coppia di imprenditori, il bellunese Furio Barzon e il trevigiano Renzo Taffarello, che poche settimane fa sono stati ospiti del Mit, il Massachusetts Institute of technology di Boston per presentare «Greenprefab».

Così si chiama il software per addetti ai lavori (architetti, progettisti e via dicendo) che punta sulle ultime tecnologie ecosostenibili per offrire una chiave anche per il rilancio dell'edilizia. Settore che, forse più di tutti, sta soffrendo la crisi che ha investito l'Europa e non solo.

«Greenprefab è nato proprio a Belluno, nell'ufficio che avevo in piazza Santo Stefano», racconta Furio Barzon, architetto bellunese oggi residente a Venezia. Sperimentando nuove soluzioni web per l'architettura è nato un software che si è sviluppato prima su scala regionale, al Vega di Venezia, poi è uscito dai confini veneti sbarcando in Trentino. «L'anno scorso abbiamo portato questo progetto a “Manifattura domani”, il parco scientifico aperto dalla Provincia di Trento per avvicinare le idee imprenditoriali ai capitali», continua Barzon. Il progetto è stato “comprato” dal Veneto, finanziato dai trentini e, grazie ai fondi europei («che ci sono, per la ricerca e l'innovazione», precisa l'architetto bellunese) si è sviluppato fino ad arrivare oltre oceano.

Greenprefab è un progetto che punta a realizzare case ecosostenibili con qualità industriale: nel portale messo a punto da Barzon e Taffarello, gli addetti ai lavori possono trovare tutti gli elementi prefabbricati (in versione tridimensionale) disponibili nel mondo e necessari alla realizzazione di edifici innovativi, che fanno del risparmio energetico la loro caratteristica predominante. Una sorta di contenitore dedicato al settore delle costruzioni, che utilizza strumenti software collaborativi e si basa su un modello industriale di produzione.

Una strada è quella di guardare alle tecnologie “verdi”, a case “economiche”, realizzate in legno e con filiera corta. Una possibilità che anche il Bellunese non deve lasciarsi sfuggire: «I legni che ci sono nei nostri boschi vanno benissimo per realizzare questo tipo di edifici», conferma Barzon. «Anche qui ci sono un paio di aziende che stanno iniziando a produrre case in questo modo, ma bisogna incentivare questo settore». Di spazio di manovra ce n'è, «c'è posto per aziende nuove, e, quindi, anche per nuovi posti di lavoro», aggiunge. I mercati di riferimento possono essere intanto quelli europei, ma poi bisogna saper allungare lo sguardo, e spingerlo verso i paesi che si dimostrano più sensibili nei confronti delle nuove tecnologie: «Asia, Africa, Brasile su tutti, ma anche Singapore, Cambogia, Vietnam», spiega Barzon. Che ha già lanciato la Green Prefab Usa, società sviluppata in partnership con il centro di ricerca di Microsoft Seattle e la Berkley Laboratory dell’Università di Berkley, California, e al Mit di Boston ha impressionato la platea: «L'esperienza negli Stati Uniti è stata entusiasmante, gli americani stanno cercando soluzioni nuove anche nel panorama delle costruzioni, e guardano con molto rispetto all'Europa», conclude Barzon. «Lì c'è una grande sensibilità nei confronti della green economy, il Governo e gli investitori aiutano chi ha idee innovative».

Alessia Forzin

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