L’applauso al sipario dipinto da Orsi: Il teatro della Sena di Feltre ritrova il suo gioiello

Venerdì 6 dicembre l'inaugurazione. L’opera d’arte del 1843 è tornata al suo originale splendore dopo un delicato restauro, resterà esposta fino al 2 febbraio 

FELTRE. Cala il sipario e parte l’applauso. Il sipario è quello originale del teatro, dipinto a tempera dal decoratore della Fenice di Venezia Tranquillo Orsi, che accoglie i visitatori come faceva nel 1843 e ieri si è preso gli applausi e l’ammirazione del pubblico, dopo aver riconquistato il pieno splendore grazie al delicato intervento di restauro durato un anno a cura di un’equipe di quattro persone guidata da Rossella Bernasconi. Costo dell’operazione 50 mila euro.

La città ha accolto il ritorno sul palcoscenico dell’imponente tela di quasi 70 metri quadri che rappresenta un “unicum” a livello internazionale e rimarrà visibile fino a domenica 2 febbraio.

Originariamente si ripiegava in quattro parti per essere issata all’inizio degli spettacoli e adesso è stata collocata sullo sfondo del boccascena. È uno dei tasselli del percorso di recupero complessivo della struttura, che si completerà nel corso del 2020 con la riapertura prevista nella primavera 2021 del secondo e terzo ordine dei palchetti, più il loggione, restituendo alla Sena la piena capienza da 300 posti.



«Alziamo il sipario sul sipario», esordisce il sindaco Paolo Perenzin. «Si è intrapreso un cammino che ci porterà a compiere ulteriori passi per valorizzare questo scrigno nel suo contesto dei teatri storici europei, riportando l’attenzione sulla sua storicità e la valenza non soltanto architettonica».

La tela di Orsi è un gioiello artistico riscoperto un anno fa nelle soffitte del Comune, dove era finito arrotolato dopo un primo intervento di restauro eseguito negli anni Settanta, rimanendo fino al 2018 sotto la polvere insieme a diversi materiali di scena più unici che rari (silhouette settecentesche, quinte ottocentesche, macchine luci, carrelli, fondali e altro).



In un anno tutti questi oggetti sono stati catalogati e in gran parte restaurati. Il pezzo più significativo è il sipario, di grande impatto scenico, «ma la valorizzazione dei materiali proseguirà con tutti gli oggetti di scena, che confluiranno nel museo del teatro», rilancia l’assessore alla cultura Alessandro Del Bianco. Inoltre, «vogliamo costituire un centro studi che si occupi di produrre contenuti scientifici sull’edificio forse più significativo della città. L’obiettivo è internazionalizzarlo e in questa direzione va anche la nuova guida in tre lingue (italiano, inglese e tedesco) curata dall’architetto Cristiano Velo».

Guardando indietro, «a ottobre 2018, su input di Cristiano Velo, Deniel Perer e Raphael Bortolotti, e grazie anche alla convenzione con l’università di Berna, si è iniziato a esplorare la soffitta di palazzo Pretorio dove era custodito questo tesoretto del teatro», racconta la conservatrice dei musei Tiziana Casagrande. «È stato molto importante il lavoro di équipe tra restauratori, studiosi e chi ha sottolineato l’importanza di recuperare questi elementi».

 

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