«La vita del radioamatore? Non piace ai nostri giovani»

Olivotto è il presidente dell’Ari di Belluno, sodalizio che ha compiuto 70 anni «Cambio della guardia difficile, ma il nostro ruolo è importante nelle emergenze»

BELLUNO

Settant’anni in prima linea durante gli eventi calamitosi bellunesi. È l’Associazione Radioamatori Italiani, un ente morale che raggruppa il maggior numero di radioamatori italiani. Il radiantismo in Italia è protagonista nel delicato settore della Protezione civile.

Anche a Belluno c’è una sezione che ha sede a Tisoi alle ex scuole elementari e conta una sessantina di soci. Poi il Feltrino, il Cadore e la zona dell’Agordino hanno le loro sezioni.

I soci si incontrano nella loro sede il primo venerdì di ogni mese e si confrontano sulle loro esperienze, oltre a effettuare le connessioni e le annotazioni sul registro di sezione. Andrea Olivotto, vice presidente della “divisione” locale, racconta la storia dell’unità bellunese: «Pochi mesi fa la nostra sezione ha festeggiato il 70° compleanno, in concomitanza con il Rotary, in quanto anche loro avevano la stessa anzianità di sezione. Con loro c’è un rapporto speciale dal dopo Vaia, in virtù della destinazione di alcuni loro fondi per una “maglia radio”, con ponti radio nuovi. Le vicissitudini nel corso del tempo sono state molte: prima la sede era a Borgo Pra, poi si è trasferita a Tisoi».

Nel Bellunese ci sono altre associazioni che hanno compiti analoghi ai vostri?

«Oltre a noi c’è il Nucleo Operativo Radio Emergenze che è molto operativo nell’ambito delle radio emergenze e ha sede a Villa Montalban. Allo stato attuale non vi è nessuna collaborazione con loro. L’unica associazione con la quale abbiamo dei rapporti è il Rotary che, come già detto, ha fatto la donazione per rafforzare i ponti radio per eventuali altre emergenze e da qui nasce la cooperazione».

A livello nazionale se ne parla molto. Ci sarà la possibilità in futuro di unire le varie associazioni che fanno un lavoro simile al vostro, in particolare nel Bellunese?

«Allo stato attuale non è un’esigenza. Personalmente credo che debbano essere superate alcune situazioni che sono motivo di divisione. In occasione di Vaia c’era anche il N.O.R.E. che procedeva con le trasmissioni e mi è dispiaciuto vedere che due associazioni che si occupano di attività simili non siano in grado di unirsi».

Cosa vuol dire essere radioamatori a Belluno?

«Bisogna premettere che il radioamatore è una persona molto solitaria, tant’è vero che, nel momento in cui ci si incontra in sezione, è difficile raggruppare tutti i soci in un momento unico. A livello personale posso dire che è molto importante utilizzare un microfono ed entrare in contatto con il mondo intero. Io stesso ho fatto collegamenti con il Canada, con il Giappone e altri stati. Poi va aggiunto che ognuno ha le sue specializzazioni».

Qual è il futuro nel Bellunese, ma anche in ambito nazionale, del mondo riadioamatoriale?

«Con l’avvento dello smartphone e internet è cambiato molto. Purtroppo c’è poco interesse a livello giovanile e il futuro lo vedo molto impegnativo. Ci saranno delle difficoltà per riuscire ad attuare un cambio della guardia: adesso i radioamatori sono tutti anziani e, venendo a mancando il loro apporto, si rischia di perdere la continuità. In sezione si pensava anche di organizzare dei corsi per prendere il patentino di radioamatore».

Sorge spontaneo chiedere: cosa bisogna fare per far parte dell’associazione?

«Possono aderirvi anche dei semplici appassionati che si iscrivono come “Amici dei Radioamatori”. Se poi si vuole essere registrati come radioamatori a tutti gli effetti, si deve sostenere un esame alla sede delle Poste e Telecomunicazioni di Venezia per conseguire la patente. In un secondo momento si fa la richiesta del “nominativo radio” che viene rilasciato dal ministero e poi ci vuole un’autorizzazione per trasmettere».

Secondo molti, il computer è da considerarsi colui che ha ucciso il radiantismo tradizionale e con esso anche i radioamatori. Che rapporto ci sono tra radio e personal computer nella cultura radioamatoriale?

«Il computer è usato tantissimo. Il registro dei contatti nel quale annotiamo le comunicazioni può essere cartaceo oppure virtuale, visto che c’è un apposito software adibito a questo. Il computer ha anche un ruolo nella trasmissione digitale, grazie a un’interfaccia ad esso connessa; quindi attraverso il pc si mandano messaggi che poi attraverso la radio si trasmettono». —



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