La Veneta Serenissima Repubblica pro referendum per l'autonomia

Gli esponenti della Veneta Serenissima Repubblica
LONGARONE.
Tutto lo stato maggiore del Governo della Veneta Serenissima Repubblica si è riunito ieri mattina nella sala dei Popoli d'Europa a Longarone, capitale dei Serenissimi, per rilanciare il referendum per l'indipendenza del Veneto dall'Italia. Con il delegato longaronese per le aree montane, Marco De Cesero, sono intervenuti il presidente Luigi Massimo Faccia, il portavoce Valerio Serraglia (premiato ieri con la medaglia Gritti), il ministro per il rifacimento del referendum del 1866, Demetrio Serraglia e il responsabile della radio nazionale veneta, Mario Bonamigo. Tra i membri del governo erano presenti anche i "Serenissimi" Luca Peroni e Andrea Viviani, noti per la scalata di protesta al campanile di San Marco avvenuta nel maggio del 1997, che complessivamente è costata a tutto il gruppo 69 anni di condanna per atti eversivi. «Un'azione così oggi forse non avrebbe più senso», ha sostenuto Viviani, «ma gli ideali che l'hanno ispirata restano tuttora validi». Per Peroni l'indipendenza del Veneto dall'Italia non ha nulla a che vedere con quanto ha fatto finora la Lega Nord: «Dopo 30 anni di politica romana possiamo definirla un vero fallimento. Non sono riusciti a portare a casa nemmeno lo sconto sul canone Rai, anzi la Lega continua a svolgere un ruolo per tenere insieme delle istituzioni nate dall'oppressione del popolo Veneto». Insomma, sottolineano i Serenissimi, «la Padania è un'invenzione politica che non ha nulla a che fare con la storia, l'unica vera depositaria della cultura e dei valori veneti è la Serenissima Repubblica di Venezia». Che il Veneto fosse tenuto insieme e coeso attorno all'illuminato, cosmpolita e lungimirante governo veneziano («sempre riconosciuto e difeso dal nostro popolo»), è quanto afferma anche il presidente Luigi Massimo Faccia, che apre un credito sul referendum per l'autonomia bellunese: «Siamo per l'autonomnia di tutti i popoli, anche se andare col Tirolo non è una soluzione nè praticabile nè corretta storicamente e culturalmente». (e.f.)
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