La storia di Davedino che fece il referendum per cambiare Comune

Centocinquanta anni fa chiese di andarsene da Rocca per passare a Livinallongo

LIVINALLONGO

La signora Irene ha 89 anni, saranno 90 a gennaio. Quest’anno non pensa di passare l’inverno a Davedino: «Aspetto fino a novembre, se il tempo mi aiuta. Poi mi sposto a Pieve fino a primavera».. Stare a Davedino, frazione di Livinallongo, durante l’inverno non è facile. Neppure durante l’estate a dire il vero, anche se per la signora Irene quel posto è magnifico. Là ci sono stabilmente tre abitanti, Irene con il figlio, e Bruno. Ben diverso in passato, con i cento abitanti tra Davedino e le frazioncine vicine.

D’altro canto arrivarci è piuttosto complicato. C’è una strada di diversi chilometri che si può fare con un 4x4, molto stretta, in forte salita e “mangiata” in lunghi tratti da Vaia. Alberi caduti, radici che hanno mosso il terreno, frane. Ad agosto sono partiti dei lavori della Provincia, settore difesa del suolo, per la costruzione di muri di sostegno, di sistemi drenanti, di opere di edilizia specializzata per un ponticello praticamente distrutto un anno fa. Anche Veneto Strade ci sta mettendo mano e pure il Comune, ad integrazione del lavoro degli altri enti.

Irene è un vero personaggio. Racconta di quando 150 anni fa la frazione di Davedino, che faceva parte del comune di Rocca Pietore al di là della montagna, ha deciso di chiedere il passaggio al comune di Livinallongo, paese molto più vicino e comodo (per modo di dire) da raggiungere. Il sindaco Grones, che l’ascolta raccontare, aggiunge un particolare curioso. Gli abitanti di Davedino, per sdebitarsi dell’accoglienza nel nuovo comune, dovevano ogni domenica d’inverno pulire dalla neve la piazza di Pieve.

D’inverno quassù è dura. Quando nevica si può restare isolati per un giorno o due. «Gli apriamo sempre la strada - spiega Grones - ma loro sanno che non possiamo arrivare subito, magari il giorno dopo».

Spostarsi da lì ogni mattina per andare al lavoro diventa dunque difficile. E gli abitanti un po’ alla volta se ne sono andati. Ma d’estate no, le case vengono riaperte e Davedino riprende vita. Adesso sopra il gruppo di case mezze chiuse ci sta una delle zone valanghive pericolose per le abitazioni. Ci sono alberi caduti che bisogna portare via. Ci sono stati dei sopralluoghi per studiare il percorso di una strada che giri attorno alla frazione e che arrivi fino al luogo da esboscare e mettere in sicurezza.

Un investimento enorme 15 milioni di euro il costo stimato. I soldi non ci sono ancora, saranno inseriti in una successiva annualità. Ora occorre realizzare la pista che porti verso il bosco, per togliere gli alberi, mettere i paravalanghe, dare sicurezza a Davedino. E alla signora Irene. —
 

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