La solitudine è il male della montagna

LAMON. «Dobbiamo combattere la solitudine che troppo spesso caratterizza le nostre comunità. Solo così possiamo intercettare quel disagio esistenziale che in montagna è più profondo che altrove. Il Comune cerca di fare la sua parte, ma ognuno è chiamato a rendersi parte attiva». Questo l'appello lanciato dal sindaco di Lamon Vania Malacarne nel corso della serata conclusiva della rassegna "Una montagna di ragioni per restare" che sabato nella chiesetta di San Daniele ha visto la partecipazione del sociologo Christian Arnoldi. Il professionista si è soffermato sul disagio esistenziale di chi vive in montagna, la mancanza di opportunità e alternative, il senso di spaesamento che spesso coinvolge le fasce più deboli e i giovani.
Tra i punti toccati nel corso della serata c'è stato quello delle dipendenze, dall'abuso di sostanze alcoliche al ricorso sempre più massiccio alle droghe. Sul tavolo anche l'indagine “Giovani in Rilievo” dell'Usl 2 che due anni fa aveva fotografato la condizione giovanile nella montagna veneta, squarciando il velo su abitudini e stili di vita spesso pericolosi. Lo studio che ha coinvolto 99 Comuni montani di cui 64 nel Bellunese, ha evidenziato che in montagna l'alcol diventa moda e rito di iniziazione, la droga uno stimolo per abbattere i muri esistenziali e le esperienze spesso sono al limite. È vero anche che c'è una maggiore propensione ai suicidi e all'uso di psicofarmaci, soprattutto fra le femmine. Di contro, però, c'è una gioventù propensa al sacrificio, al lavoro autonomo e alla volontà di realizzarsi fra le proprie montagne. Per non parlare del volontariato e dell'associazionismo sportivo, un dato costante e rassicurante.
«Nonostante le tecnologie abbiano avvicinato la montagna alle città», ha detto Arnoldi, «le alternative restano poche. Musica, cinema, teatro, biblioteche continuano a essere dei miraggi. Il problema è innanzitutto culturale». La serata è stata un viaggio tra le inquietudini del vivere in montagna, che a Belluno sono evidenziate anche dall'alto tasso dei suicidi, triplo rispetto a molte zone della pianura. L'argomento è stato trattato con garbo ma realismo: «Non è facile dire il perché di questi numeri, certo la solitudine spesso gioca un ruolo fondamentale», ha detto Arnoldi, che ha parlato anche della rarefazione sociale delle nostre vallate».
A tal proposito il sindaco Malacarne ha evidenziato le difficoltà e i propositi del Comune: «L'importante è intercettare il disagio prima che esso diventi patologico. Con i giovani dobbiamo fare un'opera di partecipazione che parta dalle scuole. Con il nuovo centro giovani vogliamo perseguire proprio questa strada. Lo stesso discorso vale per tutte le fasce della popolazione. L'essere comunità deve essere vissuto in maniera diversa: non come una prigione o una società chiusa, ma come uno spazio comune di idee e di persone che si accettano per quello che sono».
Laura Milano
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