La segretaria Musso non aiutò Franceschi

CORTINA. Segretaria comunale assolta. Cadute entrambe le accuse nei confronti di Luisa Musso: il fatto non costituisce reato (per intralcio alla giustizia) e non sussiste per favoreggiamento al...

CORTINA. Segretaria comunale assolta. Cadute entrambe le accuse nei confronti di Luisa Musso: il fatto non costituisce reato (per intralcio alla giustizia) e non sussiste per favoreggiamento al sindaco Andrea Franceschi. Nell’ultima udienza del processo ha deposto anche l’allora primo cittadino ampezzano, che non si era sentito affatto favorito dal comportamento dell’imputata. Secondo il pm Tricoli, ci poteva stare una condanna a otto mesi in continuazione, mentre a spingere per l’assoluzione c’era il difensore Zaglio. Il giudice Riposati ha assolto per tutto.

Le indagini erano state fatte dal procuratore Francesco Saverio Pavone. Per l’accusa, la segretaria generale dal settembre 2012 al maggio 2015 aveva commesso il primo reato in concorso con un’altra persona non identificata. Il 28 aprile era andata nell’ufficio di Paola Francesca Lezuo, il conservatore tavolare di Cortina d’Ampezzo, con giurisdizione anche sui comuni di Colle Santa Lucia e Livinallongo.

Non era una visita di cortesia, ma dallo scopo intimidatorio, in vista della testimonianza che la donna avrebbe dovuto rendere il 6 maggio, nell’ambito del processo a Franceschi, al vice Pompanin e all’assessore Stefano Verocai, oltre a Teodoro Sartori (il vincitore dell’appalto sui rifiuti) per abuso d’ufficio, turbativa d’asta, minacce a pubblico ufficiale (per la vicenda di autovelox ed etilometri) e tentata violenza privata. Le avrebbe detto «con la sua partenza gli equilibri al Comune di Cortina sarebbero cambiati. No, no, lei è teste la prossima settimana il 6 maggio? Tante cose dipenderanno dalla sua deposizione. Non intendevo questo, ma c’è modo e modo di dire la verità». Un messaggio chiaro, ma lanciato in maniera subdola. Una minaccia, neanche tanto nascosta, per indurla a rendere una testimonianza non veritiera, in ogni caso diversa da quello che sapeva. Il fatto era aggravato dalla posizione di segretario nei confronti di un’impiegata.

Dopo l’intralcio alla giustizia, il favoreggiamento personale, che sarebbe consistito nel fatto di essersi comportata in questa maniera per assicurare l’impunità al primo cittadino. Un aiuto indiretto, per fargli evitare le investigazioni della procura e turbare la fase istruttoria del procedimento penale in corso. Anche in questa seconda imputazione, era contestata l’aggravante.

Musso si è difesa in maniera efficace in aula: nessuna pressione sulla testimone. «Le ho soltanto raccomandato di essere serena e tranquilla, anche perché aveva in piedi un contenzioso». Quanto ai rapporti con Franceschi, si è parlato in aula di una telefonata nello stesso giorno dell’incontro con Lezuo: «È durata soltanto due secondi, ma è stata involontaria. Una telefonata partita per sbaglio, che ha avuto una durata brevissima».

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