La nuova casa di riposo di Tai nello storico albergo Dolomiti

È uno degli argomenti  che saranno discussi nel consiglio comunale convocato per domani nella frazione di Nebbiù

PIEVE DI CADORE. Da albergo storico a Casa di riposo per anziani autosufficienti: questo è il destino dell’albergo Dolomiti (oggi Dolomié). La nuova destinazione sarà l’oggetto di un intervento nel consiglio comunale di Pieve di Cadore che si terrà domani a Nebbiù. In questo edificio costruito all’inizio del 1900 in una felice posizione panoramica da un ramo della famiglia Ciotti in rappresentanza degli alberghi di Pieve, saranno trasferiti gli ospiti e tutte le attività che oggi si trovano nella casa di riposo Giovanni De Polo a Tai. Quest’ultima struttura, costruita negli anni ’60 dagli Universitari Costruttori, oggi sembra sia inadeguata alle esigenze e non in regola con le nuove disposizioni di legge.

I necessari lavori di adeguamento, specialmente nella parte della prevenzione incendi e nell’ampliamento delle camere, avrebbero un costo tanto elevato da essere inaccessibili per l’amministrazione.

Una soluzione era stata cercata e ipotizzata anche dall’amministrazione di Antonia Ciotti, che aveva inserito più volte nel bilancio di previsione del Comune di Pieve la somma di 2 milioni di euro finalizzata proprio alla realizzazione di una nuova struttura per gli anziani autosufficienti.

Una soluzione che a causa della mancanza di disponibilità finanziarie dell’ente, era sempre stata rinviata.

Sono stati quindi presi contatti con la proprietà dell’albergo Dolomiti che da un anno e mezzo era chiuso, dopo essere stato parzialmente recuperato. La struttura oggi è di proprietà della famiglia di suore dell’ordine Missionarie dell’Eucaristia, con casa madre a Fano, nelle Marche.

L’albergo molto bello, in stile liberty, decorato con stucchi e pitture, che gode di una panoramicità straordinaria, fino a pochi anni fa ospitava ospiti e famiglie di fama, tra le quali una delle ultime è stata quella del musicologo e compositore Fernando Tagliavini, scomparso nel 2017. Dopo di allora le suore tentarono più volte di venderlo, ma inutilmente. Così, quando il Comune chiese di affittare degli spazi per trasferirvi gli ospiti della casa di Tai, accettarono subito perché erano coscienti che altrimenti sarebbe iniziato il degrado della struttura.

Una cosa è sicura: per gli ospiti della casa di Tai, con spazi angusti e senza verde, arrivare al Dolomiti sarà come rinascere, perché attorno all’albergo ci sono aree verdi, giochi e possibilità di parcheggio. Quasi un incentivo per i loro parenti e amici per far loro visita. La data dello spostamento degli ospiti da Tai a Pieve non è stata ancora fissata.

Probabilmente dopo il consiglio di domani, quando sarà fatto il punto sulla situazione, sarà possibile saperne di più. —

Vittore Doro

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi