La lunga vita di Boito insegnante e pittore

PONTE NELLE ALPI. Da anni risiedeva a Col Cavalier ma le sue radici affondavano solidamente a Ponte nelle Alpi.
Angelo Boito si è spento all’età di 101 anni, un mese fa. Aveva raggiunto una venerabile età, dopo essere stato un apprezzato insegnante per più di cinquanta anni nei licei classico, scientifico e Lollino. Era apprezzato anche per il suo impegno di traduttore dall’inglese e dal tedesco. Alle Olimpiadi invernali di Cortina Angelo Boito fu interprete.
Boito era anche un valido pittore. I temi preferiti erano i paesaggi della Val Belluna (molto ben eseguiti e paragonabili agli olii di Toni Piccolotto e Alberto Mastellotto). Custodiva molti dei suoi olii in garage e li regalava a chi voleva. Qualche anno fa una sua nipote allestì una mostra della sua produzione a Treviso.
L’esistenza di Boito fu segnata dalla scomparsa, in età giovanile, dell’amata figlia Elettra.
Il professor Angelo Boito aveva frequentato Ca’ Foscari e si era laureato a Cambridge (Inghilterra).
La sua vena artistica deriva, probabilmente, dal fatto che era un lontano parente di Silvestro Boito che nacque a Polpet il 30 luglio 1802.
Silvestro si distinse come ritrattista e miniaturista. A partire dal 1822 visse a Vienna, affermandosi ulteriormente. Nel 1835 soggiornò a Venezia, dove conobbe la contessa polacca Giuseppina Radolinska. Qualche mese Silvestro si recò a Roma (dove nacque il primogenito Camillo) sperando, come altri bellunesi, di ottenere qualche possibilità lavorativa dal concittadino papa Gregorio XVI. Viaggiò ancora a lungo passando per Napoli, Firenze, la Polonia, Padova (dove venne alla luce il secondogenito Arrigo) e infine Venezia.
A Padova Silvestro affrescò alcune pareti del Caffè Pedrocchi. Nel 1848 partecipò attivamente alle insurrezioni che portarono all'instaurazione della Repubblica di San Marco. Morì a Montagnana il 22 agosto 1856. —
Paolo Baracetti.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi