«La Luiss a Belluno perché è una realtà molto vivace e ha risposto unita»

Il direttore generale Lo Storto domani sarà alla Carpenada «Il contesto economico sta cambiando velocemente»



Giovanni Lo Storto è direttore generale dell’Università Luiss Guido Carli. Domani sarà a Belluno per intervenire alla presentazione dello speciale “Top500 – Le imprese di Belluno e provincia”, promosso dal nostro giornale, al Park Hotel Villa Carpenada. Un incontro, introdotto dal direttore del Corriere delle Alpi Paolo Possamai e da Filippo Zagagnin, PwC Partner per parlare proprio delle performance delle imprese di Belluno e provincia.

Quando parte la Luiss Business School a Belluno?

«Ci vediamo a fine gennaio per il taglio del nastro».

Perché avete scelto proprio Belluno?

«Per la grande vivacità del territorio ed in particolare per la tenacia della presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Lorraine Berton che, insieme al suo staff, ha lavorato con una grande visione a questo progetto. Poi mi ha colpito un’altra cosa, che non si trova ovunque».

Cosa?

«La risposta corale di imprese e amministrazione pubblica, ad iniziare dal sindaco Jacopo Massaro».

E il direttore annuncia che la Luiss a Belluno non porterà solo i corsi della business school. «Abbiamo intenzione di proporre qui anche una summer (o winter) school sull’orientamento scolastico, coinvolgendo le scuole del territorio. Negli ultimi anni abbiamo avviato agli studi universitari ben 12.000 ragazzi ed abbiamo compreso bene come questo sia uno strumento fondamentale per limitare la dispersione scolastica».

Dunque a Belluno arriva l’eccellenza della Luiss, l’università di Confindustria.

«Guardi, francamente non mi piace parlare di eccellenza. È un termine abusato, una moda che lascia il tempo che trova. Noi ci proponiamo di lavorare per un modello di formazione innovativo, che possa rispondere alla particolare accelerazione che sta avendo il contesto in cui viviamo. Il cambiamento non è mai stato così veloce, e non sarà mai più così lento, per dirla con le parole di Graeme Wood. Quindi non si può continuare ad investire sul modello formativo degli ultimi decenni, bisogna innovare».

Come?

«Tenendo al centro la persona, ma in modo vero. Ovvero offrendo a ciascuno la possibilità di avere una formazione di qualità all’interno di una traiettoria strategica che incrocia il mondo del lavoro. Per questo abbiamo creato un sistema che parte dalla nostra università, che è e sarà sempre centrata su Roma, con la sua offerta formativa di lauree triennali, magistrali e post laurea; mentre sul territorio abbiamo degli hub, a Milano ed a Belluno, luoghi in cui portare il nostro modello e mettere insieme formazione e accelerazione nel campo dell’impresa».

Un’università, la vostra, che però non è per tutti. Quanto costa l’iscrizione?

«Undicimila euro all’anno, ma abbiamo tantissimi servizi ed anche molte borse di studio, oltre 700 al momento».

Luiss oggi vuol dire (numeri dell’anno accademico 2018/2019) una popolazione studentesca pari a 9.244 unità; 1.688 matricole; studenti non italiani in aumento del 37% negli ultimi tre anni; appena il 7,4% di studenti fuori corso; tasso di abbandono pari a 0,1; 89% dei laureati che si laurea in corso; un rapporto docenti studenti di 1 a 7; 277 accordi internazionali; 40.000 laureati in Italia e nel mondo in rete grazie all’Associazione Laureati Luiss.

Nata negli anni ’70 da una intuizione di Umberto Agnelli e di un gruppo di imprenditori che volevano proporre un innovativo progetto di formazione della classe dirigente, la Luiss (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali) Guido Carli poggia su alcuni presupposti: una rigorosa selezione di ingresso, il numero programmato, i piani di studio in linea con esigenze di mercato e, dunque, in stretto collegamento con il mondo delle imprese e uno studio delle lingue straniere e dell’informatica. Ha quattro dipartimenti: Economia e Finanza, Impresa e Management, Giurisprudenza, Scienze Politiche; e quattro Scuole di alta formazione e ricerca: Luiss Business School, School of Government, School of Law e School of European Political Economy. Si caratterizza, ovviamente, per il particolare collegamento con le imprese: sono oltre 500 le aziende, le istituzioni pubbliche e private, le multinazionali che collaborano con l’Università per offrire ai laureandi e ai neolaureati le prime concrete opportunità di ingresso nel mondo del lavoro.

Giovanni Lo Storto, foggiano, classe 1970, si è laureato in Economia proprio alla Luiss, poi ha lavorato in varie aziende multinazionali, «fino a giungere nel 2013 a dirigere questa università, dove mai avrei pensato di tornare». È stato anche nel 2010 co-fondatore di Luiss EnLabs, l’acceleratore di start-up più grande d’Europa. Ad oggi ospita 54 start-up ed ha attratto 40 milioni di euro di investimenti, generando 1.100 posti di lavoro e con un tasso di successo di oltre l’80%.

«Un acceleratore – conclude – aperto a tutte le start-up di qualsiasi provenienza. Un’iniziativa inclusiva, una scommessa perché in Italia non abbiamo ancora maturato la consapevolezza di quanto sia importante liberare investimenti a favore della nuova impresa. È una questione culturale su cui tutto il sistema formativo e produttivo nazionale deve interrogarsi. Qualcosa sta cambiando, ma c’è bisogno di investimenti. E quelli italiani sono ancora irrisori rispetto all’estero». —



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