La Danza di Canova, il leggiadro restauro della suonatrice

POSSAGNO (TREVISO). La poetica neoclassica che vuole far rivivere il fascino delle antiche sculture greche nel rispetto dei canoni di Winckelmann, «la nobile semplicità e la quieta grandezza», trova in Antonio Canova il maggior interprete italiano. La Gipsoteca Museo Canova di Possagno ha organizzato una mostra riservata alle sue danzatrici, esponendo alcuni gessi originali, disegni quadri e tempere preparatori dei marmi. La star della mostra, affiancata da un gruppo di cinquanta eteree giovanissime creature che sembrano sfidare la forza di gravità come se fossero incorporee, è la Danzatrice con i cembali, il gesso che lo scultore utilizza per la creazione della corrispettiva statua in marmo che oggi si trova al Bode Museum di Berlino. Gesso che ora è stato restaurato grazie alla collaborazione tra la Fondazione Canova di Possagno e lo stesso Bode.
L’opera è stata creata nel 1812 per l’ambasciatore russo a Vienna. Vale la pena raccontarne la storia per capire come gli attuali marchingegni tecnologici possano ripristinare le bellezze mutilate dalle follie della guerra. Il museo di Possagno conserva il gesso originale della Danzatrice. Nel dicembre del 1917 il bombardamento austroungarico imperversa. Una granata lo colpisce polverizzandone le braccia levigate e sensuali e i cembali. L’opera in marmo di Berlino presenta preoccupanti fessure a causa di un precedente incendio nel Palazzo di Vienna. Non può quindi essere spostata. Come si è riusciti allora a ricomporre le parti mancanti, a far volteggiare i due moncherini facendoli tornare due tornite candide braccia in grado di far suonare ancora una volta quei piccoli tamburelli dopo novantacinque anni? Utilizzando il procedimento opposto rispetto a quello consolidato: il marmo finale diventa il modello per ripristinare il gesso originale. La tecnologia usata rispetta i procedimenti dettati dall’ingegneria inversa. In parole più semplici: prima una scansione in 3D non invasiva dell’intera statua in marmo di Berlino. Necessaria perché nel gesso di Possagno mancavano altre zone del corpo e dell’abbigliamento. Poi la ricostruzione dei pezzi mancanti con una stampante 3D a prototipazione rapida che ha consentito il ripristino degli parti richieste «con la stampa progressiva di fogli di gesso di un decimo di millimetro, legati tra loro da un collante» che si incastrano perfettamente al gesso originale. Le nuove protesi sono molto leggere perché internamente vuote. Attaccate alla scultura con un comunissimo perno, sono reversibili. Si possono cioè togliere quando si vuole facendo tornare il gesso al suo assetto primitivo. Nel caso qualcuno non dovesse gradire il tipo di restauro rivendicando il “fascino” perverso della mutilazione. Intanto per chi vuole andarla a vedere lasciandosi catturare dal suo fascino nella Sala degli Specchi della Gipsoteca di Possagno, la Danzatrice con i cembali di Antonio Canova, riuscendo come per miracolo a superare il proprio handicap, può finalmente tendere le braccia verso il cielo. Propagandare il suono ritmico antichissimo dello strumento, concentrata nelle sue eleganti movenze che fanno oscillare le trasparenze della veste.
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