La città si è riversata nelle strade

Entusiasti gli abitanti assiepati lungo il corso dell’interminabile corteo
Di Barbara Coronella

PIACENZA. Oltre 450mila presenze, 6.500 penne nere che sfilano ogni ora, per dieci ore, la presenza del ministro della Difesa Mario Mauro (in attesa di partire per il ritiro nel pomeriggio con il premier Letta) e un bilancio da parte del sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, «straordinariamente positivo». Così Piacenza, nota alle cronache per il carattere schivo e riservato dei suoi abitanti, grazie agli alpini cambia decisamente immagine. E mentre i gruppi di Belluno, Cadore e Feltre si preparano alla sfilata in Corso Europa, il ministro Mauro sottolinea come «gli alpini siano uomini degni di Dio, come disse l'alpino Carlo Gnocchi. Credo non ci siano parole migliore per descriverli».

Da via Conciliazione a Piazzale Libertà, dallo stradone Farnese a Corso Europa è il tripudio del tricolore. Un balcone, una bandiera. Alla partenza della Fanfara militare, seguita dai Gonfaloni della Regione Emilia Romagna, la Provincia e il Comune di Piacenza, famiglie con carrozzine bianco rosse e verdi, uomini e donne con gagliardetti, magliette «sempre al passo con i tempi, senza dimenticare il passato», anziani con il bastone e un foulard tricolore che resiste a tutte le nuove tendenze della moda, giovani curiosi di fronte ad una rete reale, ad uno spettacolo il cui significato forse non sempre riescono a comprendere.

Parte il primo settore, poi gli alpini all’estero ed è la volta delle isole maggiori e della Toscana.

Dal Cadore, Angelo Comis, Giovanni Pedata, Gianni Gasparini e Antonio Paravati bevono l’ultima birra e si alzano. Dietro alla tavolata, spunta il cartello “Benvenuti a Piaseinza. Ricurdiv ca dal cudeghin spo mia fa senza!”. Una foto, due battute al giornalista di turno e un occhio alla cartina dell’ammassamento. Il ministro nel frattempo accenna al delicato tema dei marò in India: «Credo sia stata fatta la cosa migliore al debutto della vita del Governo: con il presidente del consiglio, il ministro degli Esteri, quello della giustizia e dell'interno abbiamo riconfermato De Mistura come inviato speciale (garantendo la memoria storica del caso) e soprattutto ci siamo coordinati in modo tale che tutta la forza che la politica italiana può esprimere sia messa sulla stessa mattonella nell'interesse sia della nostra giustizia che dei nostri fucilieri di marina».

Ai lati del percorso si sono già formate le triple file: bambini in spalle, anziani appoggiati alle transenne a sventolare il fazzoletto, tutti insieme a salutare il passaggio delle delegazioni. Arriva il terzo reggimento della Protezione Civile con tutte le sezioni del Friuli Venezia Giulia: da Trieste a Gorizia, da Palmanova a Pordenone. Quindi il Trentino e poi il Veneto: Cadore, Belluno e Feltre guidano il quarto settore con i loro striscioni e l’arrivederci al raduno della Cadore. Ogni angolo lenzuolate tricolori, bar aperti per la ghiotta occasione con menù a tema, un intero palazzo dedicato alle penne nere con tanto di targa inaugurato giovedì pomeriggio dal presidente nazionale degli Alpini Corrado Perona. La giornata è lunga. L’ultima a sfilare, ovviamente, la delegazione ospite che effettua il “passaggio della stecca” a Pordenone, sede del prossimo raduno nazionale.

Certo, non è facile. I giovani sono sempre meno, il ricambio generazionale è complicato da quando la leva non è più obbligatoria. Crisi e mancanza di volontariato fanno il resto. Ma loro non mollano e ci provano sempre. Intanto Piacenza ringrazia. Almeno per tre giorni ha ritrovato colore.

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