La centralina ottiene il sì ma c’è l’esposto in procura

SAPPADA. Il Comune di Sappada cambia il progetto della centralina sul Piave e ottiene il via libera dalla Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici, ma c'è un ultimo ostacolo da superare: il tribunale.
C'è infatti un esposto contro il progetto, presentato in Procura da Tito Barbini, il proprietario del mulino sotto il quale verrebbe realizzata la famosa centralina idroelettrica. Il fatto è che anche con le modifiche introdotte dopo che la Soprintendenza aveva bocciato il progetto (novembre 2011), rimane un equivoco di fondo: il mulino viene “confuso” con una segheria che si trova poco distante, una quarantina di metri a valle. Anche la segheria aveva un mulino annesso, in passato, ma non si tratta del manufatto di Barbini. Così le modifiche apportate al progetto non cambiano nulla alla sostanza: la centrale continua ad essere a valle del mulino (ma a monte della segheria), e se venisse realizzata priverebbe il Piave, che scorre accanto al mulino, di molta acqua. Ciò andrebbe a compromettere la conservazione del manufatto, parametro richiesto dal Comune quando Barbini chiese e ottenne l'uso abitativo.
La vicenda ha inizio cinque anni fa, a Cima Sappada, non molto lontano da dove nasce il Piave. E' lungo questo corso d'acqua che il Comune, nel 2007, pensa di realizzare una centralina. Proprio in zona, però, sorge un antico mulino, di origini medievali, per il quale il proprietario, Tito Barbini, nel 1987 ha ottenuto dal Comune di Sappada l'uso abitativo. C'è però l'obbligo di conservarne l'assetto originario. Una centralina che prevede l'opera di presa 3 km a monte e il rilascio delle acque a valle del mulino, a Barbini non piace, perchè priverebbe il fiume di gran parte dell'acqua. Così l'uomo si rivolge a un avvocato veneziano, che scopre l'equivoco segheria-vecchio mulino. Il progetto intanto si trova all'esame della Via, e l'8 novembre 2011 la sovrintendenza dà parere negativo. Il Comune, che considera la centrale necessaria per avere un introito sicuro in tempi difficili come gli attuali, dà incarico a uno studio di ingegneri di apportare qualche modifica. Eccole: la condotta non attraverserà il Piave interferendo con il sentiero del Cai; la centrale sarà diversamente orientata e ricoperta con i sassi del fiume, oltre che completamente interrata dalla parte del Vecchio Mulino.
Ma la centrale non è stata spostata, quindi non è stato risolto l'equivoco, e il mulino di origini medievali continua ad essere “scambiato” con la segheria. Ciò nonostante la sovrintendenza ribalta il suo parere, e dà il via libera al progetto (con qualche prescrizione sui materiali di rivestimento della centrale). Ora la parola passa al tribunale, cui Barbini si è rivolto per segnalare “l'equivoco” con un esposto in Procura.
Alessia Forzin
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