La centralina di Limana fa acqua da ogni parte

La ditta Reggelbergbau assente alla presentazione del suo stesso progetto. Il sindaco: «Errori di trascrizione e non considerate le gravi conseguenze»

LIMANA. Un sistema impattante da tutti i punti di vista. E nella cui progettazione, che contiene anche alcuni errori cartografici, sono ignorati parecchi aspetti critici. Ieri mattina Limana ha ospitato la presentazione del progetto della centralina che la Reggelbergbau srl vorrebbe realizzare sul Piave, a Praloran. Presentazione seguita da un sopralluogo nella località che, nel caso in cui l’iter per la società altoatesina andasse a buon fine, sarebbe interessata dall’intervento. E tutti gli enti e le associazioni presenti hanno espresso chiare perplessità e ferma contrarietà alla realizzazione dell’impianto.

Reggelbergbau assente. Intorno al tavolo si sono seduti i Comuni di Limana e di Belluno, tecnici di Provincia e Regione, Arpav e sodalizi come Acqua Bene Comune, Italia Nostra e Federconsumatori. La grande assente è stata proprio la ditta di Nova Ponente, che ha comunicato di non poter partecipare alla riunione. Un comportamento che, come si può immaginare, non è stato apprezzato dai presenti. L’illustrazione delle tavole progettuali, redatte dallo Studio Zollet, è stata quindi affidata a Mirko Valentinotti, in rappresentanza di palazzo Piloni insieme a Gianni De Bastiani e Bianca Paparella. La mattinata si è svolta senza intoppi. Cosa non scontata, visto che il sopralluogo organizzato nell’autunno 2015 a Limana era stato rinviato a causa di una manifestazione non proprio pacifica. E infatti ieri, davanti al municipio, si è potuto notare un buon dispiegamento di forze di polizia, presenti in via precauzionale.

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Il progetto. La società altoatesina che ha presentato domanda per la concessione di derivazione d’acqua a Limana è la stessa che vorrebbe costruire centraline a Belluno e a Ponte nelle Alpi. «La potenza nominale dell’impianto di Praloran è di 571 kilowatt», ha spiegato Valentinotti. «Il progetto prevede l’utilizzo di una turbina a doppia regolazione e la realizzazione di uno sbarramento in alveo con una parte fissa e una gonfiabile. Quest’ultima consiste in “gommoni” che vengono riempiti con acqua e regolati da pompe idrauliche». A preoccupare, tra gli altri aspetti, è proprio la tecnologia che la Reggelbergbau vorrebbe utilizzare: la “Rubber Dam”, una diga gonfiata dall’acqua stessa. E il salto idraulico, che naturalmente non esiste, viene creato ad hoc, raggiungendo i 3 metri e mezzo; 4 metri se si gonfiano i gommoni. Previsti inoltre 50 giorni all’anno di portate elevate. «Livelli impressionanti, che non tengono conto dell’ambiente circostante», hanno detto il sindaco di Limana Milena De Zanet, l’assessore all’urbanistica Michela Rossato e il consigliere Alex Segat. «Non sono nemmeno prese in considerazione le conseguenze che ci sarebbero per la zona vicina al Cicogna», ha aggiunto il primo cittadino, facendo notare che nelle tavole del progetto il nome del torrente non è corretto. «È stato scritto Turriga, che scorre nel Castionese, anziché Cicogna. Un errore che fa riflettere». Tante le lacune, insomma, e gli aspetti non calcolati: da quelli relativi alle modifiche morfologiche alla «totale assenza di valutazioni ambientali e indagini geologiche», ha commentato Sara Gnech, presente per il Comune di Belluno con Anna Ribul e Aquilino Chinazzi. Quest’ultimo ha evidenziato come nel progetto vi sia anche «la mancanza di una valutazione delle conseguenze cumulative sull’intero asse, da Soverzene a Limana. Tutto l’insieme non funziona».

Le osservazioni. Intanto, però, l’iter per la centralina di Praloran prosegue. Ieri sono state raccolte le osservazioni che verranno poi inviate alla ditta, che avrà quindi 30 giorni di tempo per le controdeduzioni. In seguito, tutta la documentazione dovrà seguire la procedura di verifica di assoggettabilità alla Via regionale. Il Comune di Limana ha fatto mettere a verbale due delibere approvate dal consiglio: quella dell’ottobre 2015, in cui già si esprimeva netta contrarietà all’impianto, e quella del primo giugno di quest’anno, per il riconoscimento del Piave quale bene di notevole interesse pubblico. Il Comune capoluogo, presentando anch’esso due delibere e la recente opposizione alla centralina del sindaco Jacopo Massaro (che ieri era presente a Limana per la visualizzazione delle carte progettuali), ha ricordato gli investimenti che Belluno sta portando avanti per lo sviluppo e la tutela dell’asta del Piave, ricordando anche le risorse che arriveranno grazie all’importante progetto di rigenerazione urbana. «Il piano della Reggelbergbau, che presenta aspetti preoccupanti, è in contrasto con l’impegno regionale, tramite i Servizi forestali, per il ripristino della rete ecologica del Piave», ha aggiunto Mirko Speciale, della direzione regionale Parchi e foreste. Mentre l’Arpav (al tavolo di ieri c’erano Anna Favero e Alberto De Bona) ha deciso di non presentare osservazioni in questa fase, ma nell’istruttoria successiva, le associazioni ambientaliste hanno portato un documento congiunto in cui è evidenziata «l’inciviltà del progetto».
 

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