La centrale avanza fra tanti dubbi

Presentato il progetto definitivo. Il Pd: «Rilascio minimo insufficiente»
L’area sulla quale dovrebbe sorgere la centrale idroelettrica
L’area sulla quale dovrebbe sorgere la centrale idroelettrica
 FELTRE.
Il progetto per lo sfruttamento idroelettrico del Caorame avanza, ma la terza ipotesi di lavoro targata Bim - presentata mercoledì sera alle commissioni consiliari - si trascina i dubbi delle versioni precedenti. E addirittura qualcuno in più.  Le certezze al momento non sono tante. Di sicuro c'è che l'impianto (uno solo e non più due, visto che l'idea di Salgarda è stata scartata) sorgerà alle Busette di Pullir, qualche decina di metri più vicino alle case rispetto alla prima ipotesi, per evitare il rischio di allagamenti in caso di piena. Dalla centrale Enel di Arson (altezza 350,5 metri sul livello del mare) saranno prelevati 2,5 metri cubi al secondo, per una resa massima stimata in 1.310 kw/h, anche se poi la potenza dell'impianto sarà di 987,3 kw/h, dunque sotto la soglia dei mille che fa perdere il diritto agli incentivi. Con 4.100 metri di condotte larghe 1,4 metri, l'acqua sarà portata alle Busette, dove sarà sfruttato un salto di 70 metri per produrre energia. L'impianto costerà nove milioni e 100 mila euro e può essere costruito in trecento giorni di lavoro. Il rilascio d'acqua - e qui cominciano gli aspetti critici - è stimato in 100 metri cubi al secondo, contro i 500 che chiedeva la minoranza. «Se l'alveo del torrente fosse largo un metro, resterebbero dieci centimetri d'acqua», fa notare il consigliere del Pd Luciano Bona, «ma tutti sappiamo che in certi punti arriva a dieci metri. Si rischia di distruggere un ecosistema».  I dati sul rilascio, peraltro, non sono certi, visto che dall'Enel non sono state acquisite informazioni precise sulla turbinazione della centrale di Arson. Ma la lista dei dubbi è decisamente lunga. Che impatto avrà l'impianto sulle case di Pullir più vicine? E sui pesci "protetti" come la trota marmorata e lo scazzone (il marson)? E ancora: riuscirà il comune a ottenere la concessione per lo sfruttamento del torrente, visto che quella in suo possesso è relativa ad un'altra zona e non è più valida? E chi gestirà l'impianto? E dove si troveranno i soldi - che sono tanti - necessari per costruirlo? «Sono aspetti sui quali non si è fatta chiarezza», accusa Bona. «Noi non discutiamo l'obiettivo, cioé costruire una centrale, visto che era anche nostro. Ma questo progetto, continuamente modificato, non convince. Non ci piace neppure la prospettiva di dividere gli incassi praticamente a metà con Cesiomaggiore: crediamo che a Feltre spetti una quota maggiore».  C'è poi - e non è un dettaglio - l'ostacolo dell'area protetta: la Regione sta predisponendo la richiesta, ma i tempi saranno lunghi. L'assessore Sacchet, "padrino" del progetto, rimanda ogni spiegazione ad una conferenza. Ma in commissione si è discolpato dall'accusa di aver scoperto in ritardo che l'area è tutelata dall'Unione europea: «Le carte sono fluttuanti», ha detto, «i confini non erano chiari».  

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