La bandiera della Tollot torna a casa dopo 70 anni

Il drappo è stato consegnato all’Anpi dai familiari dell’ex comandante Bernardi È uno dei simboli della Resistenza bellunese, sarà custodito a Pian delle Femene

BELLUNO. La bandiera della brigata Tollot è ritornata ieri a Pian delle Femene da dove era partita 70 anni fa. Qui, durante la Resistenza, c’era il comando della formazione della divisione garibaldina Nino Nannetti.

A consegnarla nelle mani dell’Anpi sono stati, durante l’ annuale cerimonia, i familiari dell’ex comandante partigiano Giovanni Bernardi “Pirata”. Il luogo è fortemente simbolico. Non solo perché lì aveva sede la brigata, ma anche perché proprio lì, in quella valletta sul crinale tra le province di Belluno e di Treviso, le brigate Tollot e Mazzini si congiunsero ai primi di settembre del 1944, coperte dai partigiani della Piave che presidiavano il San Boldo, per portarsi poi, con una marcia estenuante, fino in Cansiglio. Qui, insieme alle altre brigate della Nannetti, subirono uno dei più terribili rastrellamenti nazi-fascisti dal quale i 3500 combattenti uscirono praticamente indenni (subirono la perdita di soli 12 uomini) filtrando a piccoli gruppi attraverso le linee nemiche, per poi riprendere l’organizzazione e la lotta nei mesi successivi fino al 25 aprile.

La bandiera della Tollot va ad aggiungersi a quella del battaglione Manara, della stessa brigata (dopo il rastrellamento il battaglione fu riorganizzato nella brigata 7° Alpini che operava anch’essa nella Sinistra Piave bellunese). Entrambe rimarranno custodite nel piccolo museo della Resistenza a Pian delle Femene, sopra Valmorel e Pranolz, curato dall’Anpi di Vittorio Veneto e dalla sezione “La Spasema” della Sinistra Piave bellunese.

La messa è stata celebrata da padre Venanzio (originario di Pederobba, ma ora domiciliato a Feltre), che ha sottolineato l’opera dei partigiani in difesa di tutti. Un’opera che non si è certo esaurita con la fine della resistenza, ha detto l’oratore ufficiale Umberto Lorenzoni, presidente dell’Anpi di Treviso, ex partigiano. Lorenzoni ha ripercorso le vicende della resistenza sulle Prealpi trevigiane e bellunesi. Qui le brigate della Nannetti avevano liberato, nell’estate del ’44, tutta la pedemontana da Vittorio Veneto a Soligo, insediando giunte democratiche del Cln. Alla fine dell’estate dovettero tuttavia ripiegare verso il Cansiglio.

La Resistenza, ha detto Lorenzoni, riuscì a realizzare l’obiettivo che il Risorgimento aveva mancato, l’inserimento a pieno titolo delle classi popolari nello Stato, e ad affermare i valori di giustizia sociale e di uguaglianza. Obiettivi e valori alla base della Costituzione, che molti oggi non a caso vorrebbero azzerare. Non sono mancati, nel discorso di Lorenzoni, riferimenti alla situazione sociale e politica attuale, frutto di vent’anni di liberismo, di retorica sulle presunte virtù taumaturgiche del mercato, di svendita del patrimonio pubblico, senza che per questo il debito pubblico sia diminuito (è anzi raddoppiato). Anche l’attuale governo Letta, ha detto, persegue le vecchie logiche e annuncia nuove privatizzazioni. Il tutto mentre rimangono, grandi come un monumento allo scandalo perenne, 140 miliardi annui di evasione fiscale e 60 di maltolto dovuto alla corruzione. Il tutto «per salvare gruppi di ladri che andrebbero messi in galera».

È da qui, ha concluso, che si deve ripartire per il risanamento economico, ma anche etico e morale dell’Italia. E questo è “lo spirito che il popolo italiano deve ritrovare per uscirne”.

Alla cerimonia erano presenti i rappresentanti di molti Comuni. Per Limana ha portato il saluto l’assessore Renata Dal Farra. (t.s.)

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