Iraq. Dalle piste di Auronzo all’inferno iracheno. Donna carabiniere sotto le bombe di Erbil

Martina Pasquotti in salvo nel bunker della base americana: «Sto bene, la situazione è sotto controllo», ha detto al papà  

AURONZO. Dalle piste da sci di Auronzo all’inferno iracheno. Martina Pasquotti, donna carabiniere trevigiana di stanza nella Val d’Ansiei, si trova nella base americana di Erbil. È qui che gli iraniani, per vendicare l’uccisione di Soleimani, hanno spedito un po’ di missili. Nel cuore della notte, tra martedì e mercoledì, ha inviato un messaggio a casa. «Sto bene, non preoccupatevi. Non guardate i Tg e i giornali. La realtà qui è diversa». Così Martina, 31 anni, di Vittorio Veneto, ha cercato di rassicurare mamma, papà, la sorella.

Dal 6 dicembre la ragazza, con la divisa da carabiniere, si trova nell’avamposto di Erbil per partecipare, insieme al contingente italiano, alla formazione della polizia locale. Martina è carabiniere. È stata, una dozzina d’anni fa, tra le prime donne, ad arruolarsi nelle Truppe alpine, con la Brigata Cadore, a Belluno. Scaduto quest’impegno, ha partecipato al concorso per carabinieri. Assegnata al Comando di Cortina d’Ampezzo, è dislocata presso la stazione di Auronzo, con il particolare ruolo della vigilanza sulle piste.

«È ovvio che siamo preoccupati», racconta il padre Daniele Pasquotti, «anche perché, per ovvi motivi, non ci viene descritta la pericolosità della situazione. Martina era contenta, quando è partita, perché considerava Erbil un territorio tranquillo. E di questo ci aveva rassicurati a Natale, inviandoci tra l’altro una foto con il ministro Guerrini, in visita alle nostre truppe».

Nessuno dei suoi immaginava un’involuzione come quella degli ultimi giorni. Tanto meno Ottavio Pasquotti, lo zio, ex assessore, che aveva chiamato la nipote subito dopo l’attacco americano, con l’uccisione di Soleimani. «Siamo al sicuro», aveva tranquillizzato la giovane. Certo è che gli italiani negli ultimi giorni si erano trasferiti in una base più sicura e al momento del lancio missilistico stavano nei bunker. «Nessun militare italiano è rimasto coinvolto e i mezzi e le infrastrutture in uso al contingente militare italiano non hanno subito danni», ha confermato nella stessa nottata il Ministero della Difesa.

Il padre di Martina si è reso conto all’alba di quanto era avvenuto, leggendo il messaggio della figlia. Ha cercato poi di contattarla di persona. La madre ha ricevuto più tardi altri inviti a stare tranquilli e a non dar seguito ai resoconti dei media. Col passare delle ore, però, i Pasquotti hanno voluto saperne di più. «Martina non ha potuto aggiungere granchè, ma l’abbiamo sentita tranquilla», si limitano a dire i genitori.

Impossibile capire se ci sono state vittime: «Sono dati sensibili, non li abbiamo neanche chiesti per non metterla in difficoltà. Anche perché abbiamo sentito Martina più tranquilla dell’anno scorso», recisa Daniele, «quando svolgeva attività formativa in Medio Oriente, per non parlare della grande paura che provava quando era in missione in Afghanistan.

Martina Pasquotti guarda avanti con fiducia. «Il rischio è il suo mestiere; lo sapeva quando ha fatto questa scelta», prova a darsi una ragione il padre. —


 

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