«Io dico sì al collegamento tra Auronzo e Comelico»

AURONZO. «Sono d'accordissimo. Il progetto è importante, bisogna andare avanti». Lio De Nes non ha dubbi: Auronzo deve collegarsi con il Comelico attraverso una telecabina che salga al passo di Sant'Antonio, così da poter usufruire del Giro delle Cime sugli sci della Sextner Dolomiten. Lio De Nes è di Auronzo, è una guida alpina, ma soprattutto è il presidente del Collegio regionale delle guide alpine del Veneto; il suo è, quindi, un parere di quelli che contano davvero.
«Auronzo», prosegue, «è a metà strada fra Cortina e Sesto, in posizione strategica per unire le due realtà, il baricentro di un'area turistica vasta ed unica dal punto di vista paesaggistico. Ma è anche a metà strada, lo dico metaforicamente, perché deve prendere rapidamente decisioni sul suo futuro; non si può più, insomma, restare a metà del guado».
E le decisioni, quali che siano, secondo Lio De Nes vanno prese solo dagli auronzani.
«Siamo stanchi dei soloni che pontificano dalla città e che vogliono bloccare qualsiasi attività in nome della tutela della montagna. Sono centinaia di anni che la montagna è tutelata da chi la abita e così deve continuare ad essere. Mi fa sorridere chi di professione fa il professore o lavora in banca e poi, in rappresentanza di qualche associazione, viene a dire a noi, che invece la vita la passiamo sui monti, cosa possiamo o non possiamo fare. Vogliono ridurci ad una riserva indiana? Allora che ci garantiscano uno stipendio mensile e noi ci mettiamo anche il costume tipico e facciamo le comparse. In caso contrario, che ci permettano di fare la nostra vita, che vuol dire anche lavorare con il turismo, avere attività, insomma, che ci consentano la sopravvivenza. In particolare poi questo progetto non presenta grandi problemi paesaggistici, perché la telecabina potrebbe facilmente essere inserita nel contesto boschivo, con il minimo impatto. Del collegamento si parla da molti anni, ma poi tutto si è fermato, anche a causa di qualche invidia e di qualche dispettuccio che in montagna non mancano mai. Ma se si ferma l'economia, la montagna muore. E invece noi vogliamo viverci qui. Sono convinto che il collegamento sarebbe un'ottima opportunità non solo per Auronzo, ma direi da Longarone in su, perché in fondo si tratta di un raggio di 40-45 minuti in macchina. Da qui si comprendono tutte le potenzialità di un progetto attorno al quale si potrebbero poi sviluppare tante iniziative a carattere culturale ed eno-gastronomico, con la valorizzazione dei prodotti tipici. Basta la volontà e la capacità da fare imprenditoria».
Allora qual è il consiglio che si sente di dare a chi ragiona su questa ipotesi?
«Dico loro di crederci e di non smettere di sollecitare le istituzioni, ma anche gli imprenditori, per sviluppare un progetto che richiede, senza dubbio, un grande sforzo ed anche un tempo medio lungo, ma che può rappresentare per Auronzo un passaggio decisivo».
twitter@vietinas
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi