Invasione di cinghiali in Valle e sul Grappa Scopel: «Tanti danni»
Seren: i terreni affittati a degli agricoltori sono devastati Il sindaco: «Il rischio è che manchi foraggio per il bestiame»

SEREN DEL GRAPPA. Sempre la solita storia. Quando i cinghiali arrivano, i pastori tremano. E anche gli agricoltori. Perché per loro natura scavano, e corrono, e grufolano nel terreno su cui pascolano, alla ricerca spasmodica di cibo oppure per costruirsi una comoda tana dove trascorrere la notte, che con l’approssimarsi dell’inverno si arricchisce anche di frasche e foglie secche. Ma se succede su un terreno comunale, per di più affittato a due agricoltori della Padovana, c’è da imbestialirsi. Le zone più devastate in questi ultimi giorni (ma ce ne sono altre di documentate nei giorni ancora prima) sono in due punti contrapposti, uno a Vallonera che è circa a metà della Valle di Seren, l’altro alle Valpore Alte, sul monte Grappa.
Sono animali che si spostano in gruppo, al trotto e con una buona velocità media. «Si parla di migliaia di metri quadrati di prato dissodati», denuncia il sindaco Dario Scopel, che ricostruisce la vicenda: «Il problema non è tanto adesso, ma per il pascolo del prossimo anno, perché siccome i cinghiali ribaltano la cortica erbosa, sarà impossibile avere nuova erba per fare foraggio e di conseguenza gli allevatori che lavorano qui dovranno acquistare il mangime, invece che abbattere i costi con l’autoproduzione. Senza considerare il fatto che il bestiame fa fatica a pascolare su un terreno dissestato».
Un’azienda alleva bovini, l’altra ovini. E per entrambe si prospetta un paradosso: «Anche se sistemassimo i terreni dopo settimane di lavoro, sappiamo già che i cinghiali sono animali recidivi e che potrebbero tornare non dico il giorno dopo, ma anche settimane dopo, vanificando tutto il lavoro e gli investimenti fatti», spiega meglio il sindaco. «Non stiamo parlando di maiali, ma di animali massicci, invasivi, difficili da cacciare ma anche da contrastare con semplici strumenti di dissuasione. I numeri che dobbiamo contenere sono molto alti, anche perché si riproducono con cucciolate di 5 o 6 piccoli alla volta, perciò il problema non si risolverà mai da solo». Il tema è sempre lo stesso: la difficile amministrazione del territorio, anche dal punto di vista burocratico. «Per contenere il fenomeno si può ricorrere alla caccia, ma ci vuole un patentino di cui non tutti sono dotati». Insomma è un lamento, così come una lotta, contro i mulini a vento.
(f.v.)
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