Indizi ma non prove, assolto Miglietta

AURONZO. Diversi indizi ma nessuna prova schiacciante nei confronti di Cosimo Miglietta, 54 anni di Lecce, l’uomo arrestato dai carabinieri nell’aprile dell’anno scorso con l’accusa di aver rapinato l’ufficio postale di Auronzo il 18 gennaio del 2011. Per questo motivo il giudice delle udienze preliminari Giorgio Cozzarini ha assolto l’imputato (difeso dall’avvocato Fabio Venturino) dall’accusa di rapina per non essere stata raggiunta la prova di colpevolezza nel corso del rito abbreviato. Una rapina cruenta quella alle Poste di Auronzo nel corso della quale il bandito picchiò selvaggiamente la direttrice Rosetta Da Rin De Rosa (parte civile con l’avvocato Gianluca Nicolai), che riportò lesioni con oltre quaranta giorni di prognosi.
Il rapinatore entrò in azione alle 13.15 di quel giorno, verso l’orario di chiusura dell’ufficio postale. Il colpo durò tre minuti. Il malvivente, vestito con una tuta da lavoro e travisato da una sciarpa legata attorno alla bocca e da un berretto, si diresse verso la direttrice e dopo averla spinta verso i cassetti che contenevano il denaro le disse “Stai zitta” e la iniziò a picchiare. Il colpo fruttò quattromila euro. Poi, il rapinatore fuggì a bordo di una Golf.
I carabinieri arrivarono ad arrestare Miglietta dopo aver raccolto una serie d’indizi. Il presunto accento meridionale testimoniato dalla direttrice, la tuta da lavoro simile a quella trovata durante la perquisizione, l’auto, una Golf, con copricerchio della Passat.
Indizi che, però, ieri, durante il rito abbreviato, non hanno inciso sulla sentenza. Lo stesso pubblico ministero, Simone Marcon, ha chiesto l’assoluzione dell’imputato per il quadro indiziario piuttosto fragile a carico di Miglietta.
Il suo difensore, l’avvocato Venturino, ha puntato la sua arringa sui punti deboli del quadro accusatorio. Come ad esempio la testimonianza della direttrice delle poste che parlava di un rapinatore sui trent’anni quando invece Miglietta ne aveva più di 50. La tuta da lavoro del bandito, secondo la testimone, non aveva alcuna marca mentre invece quella sequestrata a casa di Miglietta aveva una targhetta bianca con la scritta “Cassa edile”. Le indagini difensive avevano inoltre portato a scoprire che i copricerchi della Passat erano comuni alle Golf per una determinata serie.
Alla fine il gup Giorgio Cozzarini, dopo una breve camera di consiglio, ha deciso di assolvere l’imputato per mancanza di prove della sua colpevolezza.
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