Incendio colposo al Majoni, quattro alla sbarra

Il 28 dicembre di sei anni fa un’ottantina di persone furono costrette a evacuare l’hotel

CORTINA. Una cicca scatenò un incendio. Tantissimo fumo all’hotel Majoni e poche fiamme il 28 dicembre di sei anni fa, ma un’ottantina di persone evacuate e l’albergo dichiarato inagibile. È cominciato con l’udienza filtro il processo ai quattro imputati di incendio colposo. Lo jesolano Angelo Comin è accusato anche di aver realizzato l’ìmpianto automatico di rilevazione e segnalazione manuale, senza che fosse predisposto un progetto che è obbligatorio a partire dalla legge 46 del 1990. Il direttore riminese dell’hotel Roberto Mazzotti è accusato di non aver visionato le procedure del ripristino centrale dell’impianto automatico di rilevazione e tacitato il sistema che a Natale si era messo in funzione per la bruciatura di un toast. Un falso allarme, insomma.

Il tecnico della ditta antincendio, l’altro jesolano Stefano Bars, per aver attestato un esito positivo dei controlli dell’impianto d’allarme, malgrado l’assenza del necessario progetto, senza verificare l’efficacia delle segnalazioni acustiche, in maniera che si potessero sentire in qualsiasi parte dell’albergo, anche in presenza di molto rumore. Senza contare che il registro dei controlli non era stato compilato. Infine, il presidente trevigiano del consiglio d’amministrazione Efrem Erasmo Zanchetta, è accusato di aver proseguito l’attività alberghiera nonostante un sistema senza progetto, tralasciato la formazione del direttore Mazzotti e di non aver isolato le varie vie di comunicazione, favorendo di fatto la propagazione dell’incendio. Un condotto in legno attraverso il quale fumo e fiamme si sono propagati andava eliminato.

Gli avvocati Trotta, Bonfantini, Dal Pozzolo e Lorenzon hanno presentato alcune eccezioni, oltre alle liste dei testimoni, accanto a quella del pubblico ministero Rossi e il giudice Coppari ha rinviato al 19 maggio, quando saranno ascoltati i primi quattro dell’accusa. Un po’ tutti hanno promesso di sforbiciare qua e là, se qualcuno dovesse risultare superfluo. (g.s.)

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