In moto contro il muro, muore sul colpo

Tragico schianto venerdì notte a Formegan, la vittima è Omar Aresu, 43 anni, originario di Belluno e residente a Sedico

SANTA GIUSTINA. C’è una doppia curva, leggera e veloce, sulla Sr 50 di fronte al pub La Briciola di Formegan. Ai motociclisti piace e non è un segreto: le due ruote filano via veloci sulla leggera pendenza e basta un tocco sul manubrio per tenere la traiettoria. Correre no, non si potrebbe, con il limite di 50 orari, ma basta fermarsi dieci minuti per verificare che alla tentazione resistono in pochi. E non ha resistito, venerdì notte, neppure Omar Aresu, sulla sua Kawasaki. Con un traffico quasi inesistente, quella curva deve averla presa ad altissima velocità, in direzione Feltre-Belluno. Gli è andata bene a metà, fino alla prima sterzata a sinistra. Poi la moto è andata per conto suo, dritta come su una striscia disegnata col righello, fin dentro il giardino della casa che sta all’angolo della seconda curva. Il cancello era aperto, ma questo è solo un dettaglio, perché comunque sei o sette metri più in là c’è il muro della casa e il centauro ci è finito contro, mentre il mezzo dopo l’impatto gli è precipitato addosso schiacciandolo. Uno schianto terrificante. Omar Aresu è morto sul colpo e i soccorritori, giunti sul posto quando erano quasi le undici di sera, hanno dovuto cedere il passo al medico per l’accertamento del decesso.

Quarantatrè anni, nato a Belluno (ma con chiare origini sarde) e residente a Sedico in via Buzzati dopo tanti anni trascorsi a Ponte nelle Alpi, Omar Aresu era in cerca di lavoro. Venerdì notte presumibilmente stava rientrando a Sedico, pare che avesse passato la serata a Feltre. Andava in moto - una sua passione - e guidava veloce, senza nessuno alle spalle. L’incidente si spiega solo con l’alta velocità. Sull’asfalto, la mattina dopo, ci sono solo i segni tracciati con il gesso dagli agenti della polizia stradale di Feltre, intervenuti sul posto insieme ai vigili del fuoco di Belluno e all’ambulanza del Suem. Numeri che indicano l’inizio della sbandata, la traiettoria persa. E che poi si perdono, proprio come si è persa la strada del centauro, che ha proseguito la corsa dentro al giardino del civico numero 4. Lì si trovano i segni del passaggio della moto, un solco doppio in mezzo alla ghiaia, che comincia e finisce in un metro. Poi più niente. Due passi e il muro contro il quale si è spenta la vita di Aresu. «Corrono troppo, corrono tutti. E non è mica il primo incidente», dice dalla finestra una donna che abita proprio a metà della curva. «Qui ne succedono un paio al mese».©RIPRODUZIONE RISERVATA

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