In fila per il baccalà di Artemio ai fornelli da quasi mezzo secolo

Il ristoratore lamonese ha salutato a San Silvestro: «In 36 anni tante soddisfazioni» 

IL PERSONAGGIO

Quarantasette anni trascorsi ai fornelli per il lamonese Artemio Tollardo, prima da semplice studente dell’Enaip, passando per le esperienze al Gambrinus di San Polo di Piave e ai dieci anni da chef all’Hotel Bellevue a Jesolo fino alla decisione di acquistare nel 1984 il ristorante K2 di via Dante Alighieri che è diventato la sua creatura per 36 anni, fino allo scorso 31 dicembre quando è arrivata la meritata pensione che gli permetterà d’ora in poi, di dedicarsi al volontariato nella sua Arina, dove è sempre stato attivo, ovviamente nei ritagli di tempo.

Une bella fetta di vita trascorsa nel locale diventato la casa per tantissimi lavoratori che hanno consumato la pausa pranzo con le sue specialità e migliaia di persone che alla sera si sono godute le cene a tema, su tutte quelle di pesce: «Il baccalà alla vicentina è il piatto per cui sono più conosciuto», dice Tollardo, «ma tutta la cucina di mare mi ha dato grandi soddisfazioni», dice, mentre guarda gli operai che stanno ristrutturando il ristorante. Nei suoi occhi non c’è nostalgia _ «Giusto rinnovare l’ambiente, i tempi sono cambiati» _ piuttosto l’orgoglio di avere svolto per tanti anni un lavoro che lo ha appassionato: «Ho trascorso qui 36 anni, credo di essere stato il ristoratore più longevo in città».

Il K2 compie quest’anno sessant’anni e Tollardo ne è diventato proprietario nel 1984: «Qui ho lavorato tanto ricevendo in cambio altrettante soddisfazioni, ho tenuto per ventidue anni la sede del Milan club Feltre di cui ero presidente. Ora lascio nelle mani di un giovane che vedo entusiasta e molto motivato. Gli auguro il meglio e sono convinto che anche lui avrà le mie stesse soddisfazioni. In questo momento la ristorazione sta soffrendo più di qualunque altro settore e chi dimostra coraggio merita di riuscire».

Artemio è stato anche ambasciatore del fagiolo lamonese. Nel 2003 fu lui, assieme a una piccola delegazione ad andare alla trasmissione “Uno mattina” della Rai per cucinare il “pendolon” sotto gli occhi incuriositi dello chef Gianfranco Vissani.

Tollardo ha visto in prima persona le mode e le tendenze che hanno attraversato il mondo della ristorazione: «C’è stata una fase in cui l’imperativo era la ricerca del nuovo, della novità, mentre adesso c’è un ritorno ai sapori di una volta, alla cucina casalinga. Nel feltrino ci sono diversi locali oltre al K2 che hanno sposato questa linea, che lavorano molto bene e puntano sulla tradizione. Alla fine la semplicità è quella che paga sempre».

Piatti che Tollardo ha proposto alla sua clientela del mezzogiorno fatta di operai, impiegati e rappresentanti che sapevano di trovare al K2 un approdo sicuro. Una clientela affezionata per la quale Tollardo si è sempre impegnato. Le cene della sera sono andate avanti fino a qualche anno fa: «Poi, qualche acciacco di salute mi ha consigliato ad allentare un po’ il ritmo. Adesso avrò più tempo per dedicarmi a fare del volontariato, cosa che peraltro ho sempre fatto anche in passato malgrado l’impegno al ristorante». —



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