In aiuto di minori con disagi familiari: nel Castionese c’è la “Casa Luigi”

È gestita dall’associazione Bucaneve, nata quattro anni fa Giaffredo: «Al momento stiamo seguendo tre ragazzi»

BELLUNO

Aiutare i giovani alle prese con situazioni familiari particolari, vuoi per problemi economici, vuoi per le situazione sociali che da sempre caratterizzano il territorio bellunese. L’associazione Bucaneve, presente a Belluno da quattro anni, ha come finalità la presa in carico di situazioni delicate di minori, in collaborazione con i servizi del territorio, come la “Tutela minori” e il “Centro affido”. L’obiettivo è promuovere la cultura dell’accoglienza, sostenendo anche la creazione di una rete di famiglie attente a questi aspetti.

Gli associati al momento sono una quarantina, tra soci fondatori e alcuni volontari che hanno iniziato a collaborare con una certa regolarità con la casa-famiglia che si trova a Castion. «L’associazione dispone della “Casa Famiglia Luigi”, che ci è stata data in comodato d’uso», spiega la presidente Maria Cristina Giaffredo. «Qui, io e mio marito ci siamo trasferiti per ospitare giovani con situazioni di disagio familiari. Attualmente ne stiamo seguendo tre».

Come avviene l’ospitalità a Casa Luigi?

«I ragazzi che accogliamo vivono con noi, in poche parole io e mio marito siamo i genitori affidatari. È difficile parlare dell’emozionalità, in quanto c’è un rapporto molto diretto e coinvolgente che implica responsabilità educative e anche affettive. Nell’intento di rispondere a esigenze individuali dei ragazzi, ci impegnamo in una formazione personale per garantire tutto ciò e per rispondere in modo più adeguato alle esigenze».

Avete visto crescere ragazzi in un’età particolare. Che riscontri avete avuto?

«Positivi, grazie anche al supporto di tanti volontari che si sono alternati, per esempio, nel supporto allo studio o ad altre attività. Con i volontari ci siamo anche confrontati sui progressi mostrati dai ragazzi».

Com’è nata la vostra avventura?

«Abbiamo sentito la necessità di dare concretezza a un sogno che era partito da me e mio marito. In questo progetto abbiamo poi coinvolto sei famiglie, in tutto una ventina di persone, che avevano condiviso con noi alcune esperienze importanti. Questi sono i soci fondatori, che hanno condiviso esperienze nell’ambito dell’accoglienza e dell’attenzione verso i minori. All’interno il gruppo è molto variegato: ci sono insegnanti, operai, bancari e altre professioni».

Come è nata la “Casa Luigi”? Chi vi ha aiutato?

«Fin dall’inizio, c’è stata curiosità verso quello che proponevamo, in quanto la formula del progetto “casa-famiglia” era nuovo nel BelluneseCol tempo è nata una rete di solidarietà con altri sodalizi. Diverse associazioni ci hanno sostenuto nell’allestimento di questa casa, dagli arredi all’esecuzione di alcune modifiche strutturali. Gli alpini, per fare un esempio, sono stati fondamentali quando abbiamo dovuto effettuare lavori idraulici, elettrici e murari. Mi viene poi in mente l’Associazione De Manzoni, che ci ha fornito una lavatrice, una lavastoviglie, un’asciugatrice e degli attrezzi per il giardino. Ribadisco, però, che c’è stata una rete di associazioni che ci ha sostenuto con entusiasmo, forse perché andavamo a proporre un qualcosa di nuovo. E c’è chi continua a starci vicino. L’ano scorso, per esempio, gli “Amici del Borgo” ci hanno fatto una donazione».

Oltre alla “Casa Famiglia Luigi”, collaborate anche ad altre iniziative?

«Assolutamente sì. Il nostro sogno è che questo possa essere l’inizio di una realtà solidale che si diffonda in altre forme. Abbiamo investito tanto in questo progetto, però Casa Luigi non è solo accoglienza. Nel Castionese, dove abbiamo la nostra sede, per esempio, è in atto la distribuzione di vestiti o generi di prima necessità alle famiglie in difficoltà. Bene, è stato compito nostro segnalare a chi di dovere le richieste di aiuto che ci arrivavano dal territorio». —

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