Il web si schiera con il gallo: «Ha tutto il diritto di cantare»

SAN TOMASO AGORDINO
Il gallo non canta più nel pollaio a La Costa di Avoscan di San Tomaso, ma in compenso su Facebook tutti gridano in sua difesa.
È diventata un caso la vicenda del gallo e delle tre galline che Elena Scola e il papà Daniele hanno tolto dal recinto (dove erano stati messi a maggio scorso) in seguito alle lamentele di un villeggiante infastidito dal chicchirichì mattutino del gallo.
Per la perdita dell’animale (trasferito con le galline a Falcade) in tanti hanno sfogato la loro rabbia sul social, ritenendo inaccettabile quanto accaduto. Il giudizio è quasi unanime e ricalca quello espresso ieri dal sindaco di San Tomaso, Moreno De Val: «Se i turisti non accettano le tradizioni e le usanze del posto in cui soggiornano, stiano a casa loro».
Tesi avvalorata addirittura parafrasando i Pitura Freska («A me il gallo fa schifo!», «Perché non te ne sei restato a casa tua?») e citando esperienze in campeggio dove il proprietario avrebbe ricordato a colui che aveva espresso fastidio per il canto del gallo di un campeggiatore che la roulotte aveva le ruote.
Il messaggio passato, come ha detto Daniele Scola, è che il montanaro non conta più niente e deve sempre soccombere. Tuttavia ordinanze di sgombero del pollaio non ce ne sono state: i proprietari, di fronte alle lamentele del villeggiante e alla notizia che sarebbe passato un controllo da parte di un funzionario dell’Usl e di un avvocato, hanno preferito sbaraccare.
Anche perché, lo hanno ammesso loro stessi, non avevano segnalato l’esistenza del pollaio ai servizi veterinari, come invece previsto.
Va da sé che le galline, e soprattutto il gallo, potrebbero benissimo tornare a La Costa. Tutto sta nel capire come declinare la frase del regolamento: «L’allevamento sia compatibile con le regole della civile convivenza».
Il popolo di Facebook non ha dubbi: il canto del gallo è un fenomeno così naturale che non può essere messo in discussione. A meno che non si voglia modificare l’orologio biologico interno dell’animale. Più naturale ancora delle campane che in vari post vengono evocate a paragone.
Uno racconta che ad Alpnach in Svizzera, di fronte alla protesta per le Ave Maria suonate alle 5, il sindaco ha chiesto il voto della popolazione che ha confermato la tradizione. O naturale quanto la luce del sole che entra dalle persiane e che qualcuno, ironicamente, chiede di ritardare.
Non scherza, invece, chi ricorda come sia dura essere svegliati alle 3,30 quando ci si deve alzare alle 6 per andare a lavorare. Il consiglio che, tuttavia, viene fornito è, da parte dei più gentili, l’acquisto dei tappi. C’è pure chi lancia la sfida: «Io non sopporto il silenzio», come la mettiamo? Ed è vero che gente di città in montagna si sia svegliata all’alba per l’assenza di rumori.
C’è poi chi prova a convincere il villeggiante di San Tomaso che il canto del gallo concilia con l’ambiente e che è un onore poterlo ascoltare. Renato Pozzetto ne “Il ragazzo di campagna” (un video postato ad hoc lo ricorda) all’inizio non la pensava così. Poi si sa che alla fine, dopo le esperienze cittadine, avrà modo di ricredersi sulla genuinità della vita agreste che viene elogiata pure in numerosi commenti in contrasto con l’aria malsana e i rumori della città.
Se tornerà sui suoi passi anche il turista dell’Agordino è tutto da vedere. Turista che, comunque, non è il solo ad essere criticato. «La colpa – dice un utente – è di chi continua a svendere il territorio e costruire seconde case: una persona che acquista un immobile non è più un turista, è un proprietario come il residente che magari ha appena venduto». Il timore che serpeggia è infatti quello dell’estinzione del popolo della montagna «diventato ormai una riserva indiana».
Episodi simili, tuttavia, si verificavano anche in passato. Il fatto di San Tomaso ha riportato alla memoria di qualcuno quello di qualche decina di anni fa. Sempre dall’Agordino era arrivata la protesta per il canto di un gallo. Intervenne il veterinario del tempo che si dimostrò comprensivo di fronte alle lamentele e pronto alla soppressione dell’animale, ma chiese al rimostrante di garantire la fecondazione delle galline. Il gallo continuò a cantare. —
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